ONLINE

Per la prima volta, nel 2006, in Gran Bretagna la pubblicità online supera quella sui
giornali nazionali con una quota rispettivamente del 13,3 e 13,2 del totale di 12,2
miliardi di sterline (18 miliardi di euro) del mercato pubblicitario inglese. Negli Usa
la pubblicità ondine è salita del 34% nel 2005. Che il mercato italiano sia diverso è
indubbio: 8.469 milioni di euro di investimenti pubblicitari per il 2005, in aumento del
2,7% circa rispetto all’anno precedente, assorbiti per il 56,2% dalla televisione. Ma la
crescita degli investimenti nel mondo del web è consolidata e sotto gli occhi di tutti gli
osservatori del mercato. Gli editori tornano a puntare sulla rete e scommettono sulle
sinergie.

Non crescono però di pari passo i colleghi che lavorano in internet, nascosti troppo
spesso da contratti per metalmeccanici o da tute arancione. O, peggio, occupati con
contratti a termine tirati in ballo per quelle che continuano da anni a considerare
“nuove iniziative editoriali”. Chi corrisponde notizie per il web, spesso non è neppure
giornalista. Blogger e Citizen Journalist sono considerati l’ultima frontiera dell’informazione,
influenzano e controllano il lavoro dei giornalisti. Il valore aggiunto che la rete offre in
termini di democrazia partecipata è insopprimibile. Ma internet per definizione è un mezzo
anarchico e per avere un sistema strutturato di notizie occorre dare un’organizzazione
all’informazione online, in termini di struttura, coerenza e credibilità. E le reputazioni hanno
un valore anche economico.

Senza Bavaglio che da anni si batte per l’abolizione dell’allegato N e in Commissione
contratto è riuscito a convincere anche i colleghi più scettici, ritiene necessario
ridiscutere il ruolo del web per i gruppi editoriali che hanno sia le versione cartacea che
quella web.

Esigere una regolamentazione dei rapporti tra testate locali e siti web sia dal punto di
vista normativo che retributivo.

Normare la pubblicità, capita solo sui siti italiani di avere così tanti pop-up prima di
raggiungere l’articolo.

Vigilare perché il web sia sempre più giornale autonomo, sempre meno vetrina.

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