Disoccupati

Alcune proposte operative per favorire la ricollocazione

delle risorse giornalistiche inutilizzate

Iniziative a favore dell’occupazione

L’Ufficio del Lavoro


 

Il sindacato dovrebbe dotarsi di una struttura forte, che monitori fattivamente operativamente
la situazione dell’occupazione giornalistica. Secondo il Contratto nazionale dovrebbe esistere
una Commissione paritetica ma ad oggi non sembra essere molto efficace, così come le liste di
disoccupazione. Senza Bavaglio prone l’istituzione di un vero e proprio Ufficio del Lavoro con i
seguenti compiti:

Counseling

Non semplici consulenze sul lavoro ma qualcosa di più, per aiutare il collega ad incanalare in modo
proficuo le proprie energie produttive;

Database

Realizzazione di un archivio dati che favorisca l’incontro tra domanda e offerta. Ciò significa un vero
lavoro di contatti continui con le testate giornalistiche per individuarne le esigenze da una parte,
dall’altra una sensibilizzazione verso i colleghi perché collaborino nella stesura e nell’aggiornamento
di questo database;

Corsi di formazione

Promozione di iniziative produttive tra colleghi, associazioni, cooperative etc;

Gestione di una sede dotata di atttezzature tecniche per favorire l’incontro tra colleghi

Il counseling

In assenza di altri santi in paradiso, coloro che escono dalle redazioni o si aggirano
attorno ad esse sperando nel miracolo del contratto, anche a tempo determinato,
si trovano spesso in una situazione psicologica frustrante e generatrice di confusione
nonché di una bassa qualità di vita. Il superamento di questa fase, oggi spesso
purtroppo lunga, avviene attraverso l’azione produttiva, magari incoraggiata. Coloro
che si trovano nello stato sopra descritto hanno bisogno di aiuto e questo potrebbe
provenire da un’attività di counseling all’interno del sindacato, gestita da un apposito
Ufficio del lavoro.

Non si tratta di semplici consulenze sul lavoro. Il counseling è qualcosa di più, è addirittura
pregiudiziale. Infatti in questa sede si dovrebbe aiutare il collega ad incanalare in modo
proficuo le proprie energie produttive, indirizzandolo in modo corretto verso le proprie
ambizioni secondo i propri talenti.

 

L’Ufficio del lavoro

Oltre all’attività di counseling, l’Ufficio del Lavoro dovrebbe avere altri compiti finalizzati alla
riallocazione delle risorse lavorative inutilizzate o sottoccupate.

Ad oggi le liste di disoccupazione presenti in ogni Associazioni regionale sono di scarsa utilità,
salvo rari casi. Le testate si guardano bene dall’utilizzarle, si tratti di assunzioni o sostituzioni,
per cui giacciono a impolverarsi e presumibilmente non sono neanche aggiornate. Ad oggi,
secondo le norme del Contratto nazionale ancora in vigore, dovrebbe esistere un Comitato
paritetico sulla disoccupazione ma per quanto è dato saperne non svolge alcuna funzione.

Per cui, innanzitutto, un ufficio del lavoro dovrebbe avere l’incarico di realizzare un database utile
per favorire l’incontro di domanda e offerta. Ciò significa un vero lavoro di contatti continui con le
testate giornalistiche per individuarne le esigenze da una parte, dall’altra una sensibilizzazione
verso i colleghi perché collaborino nella stesura e nell’aggiornamento di questo database,
innanzitutto non iscrivendosi tra i disoccupati quando ciò non risponde a realtà sostanziale.
Si dovrà avvalere della consulenza di un legale per la stipula di accordi, convenzioni o contratti
individuali e collettivi perché sarà suo compito assistere, se desiderato, il giornalista in questa
fase e supervisionare la correttezza degli accordi presi.

In second’ordine, è importante per chi rimane disoccupato non sentirsi emarginato, per cui un tal
Ufficio dovrebbe anche promuovere l’incontro e la collaborazione tra disoccupati perché intraprendano
iniziative professionali comuni per non rimanere inattivi.

A tale fine si può ipotizzare la costituzione di gruppi di lavoro sui problemi dell’informazione e della
comunicazione, così come la progettazione di veri corsi di formazione atti a riqualificare il
professionista disoccupato o, quantomeno, a tenerlo in allenamento. Va bene i corsi di lingue e di
fondamentali per il computer, anche se ritengo siano anacronistici, ma anche corsi di insegnamento
su software adatti al ‘linguaggio’ di oggi: photoshop, fotografia digitale in generale, tecniche di ripresa
digitale, editing e design di siti e simili. E inoltre corsi su specializzazioni giornalistiche, dall’economia
alla cronaca al costume, così come su aspetti della professione, dal ‘disegno’ della pagina all’impostazione
del ‘timone’e –perché no?- alle tecniche di linguaggio giornalistico. Questi corsi potrebbero essere
finanziati da sponsor anche istituzionali, per ovviare al problema che, essendo diretti prevalentemente
a chi i lavoro non ce l’ha, non può permettersi di pagare una ‘retta’ troppo salata.

Infine il sindacato potrebbe farsi promotore di una ‘testata’ ad hoc utilizzata per far lavorare –senza
remunerazione ovviamente- chi è rimasto fuori dal circuito produttivo. Inoltre occorrerebbe trovare
anche spazi dove si possa usufruire di postazioni lavorative –una sala stampa insomma- per chi non
ha una redazione a cui appoggiarsi, per cui anche per i freelance.


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