[torna alla homepage]

FREELANCE/Welfare, il decreto non è uguale per tutti
(di Simona Fossati - candidata al Comitato Amministratore della Gestione Separata dell'INPGI)


15/01/08

Tutti plaudono al nuovo decreto,
Ma, se lo si analizza bene,
Si vede che è monco e difettoso.
E non è uguale per tutti i liberi
Professionisti dell'informazione.

E così sono passati 10 anni e due mesi da quell'undici novembre
quando i freelance che oggi si riconoscono in Senza Bavaglio
tappezzavano Milano di necrologi alla libera professione grazie
alla dissennata legge allora mai criticata, ma al contrario
applicata con burocratica solerzia, dai dirigenti dell'Inpgi.

Di fatto la regola 2/3 a carico degli editori e solo 1/3 a carico
dei lavoratori del contributo previdenziale obbligatorio previsto
per l'Inps si era trasformata in un 10 per cento sul reddito netto
a carico dei giornalisti e solo il 2 per cento sul reddito lordo a carico
degli editori.

Per dieci anni abbiamo chiesto e lottato per una modifica della
Legge per ottenere la stessa ripartizione della Gestione Separata
dell'Inps fra committente e lavoratore e gli stessi parametri. E,
soprattutto, il versamento diretto del contributo dal committente
all'Istituto, per evitare le evasioni degli editori e le conseguenti
pressioni dell'Inpgi 2 sui giornalisti.

Finalmente è arrivato il ddl sul Welfare, di cui molte parti sono in
vigore già da gennaio, che prevede anche per l'Inpgi 2 gli stessi
parametri dell'Inps e quindi garantisce una vera pensione anche per
i freelance.

Nel ddl però si parla solo di trasformazione dei rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa in lavoro subordinato. E
l'investimento di 32 milioni di euro stanziato dall'Inpgi va in questo
senso.

E' noto a tutti - e da anni - che in molte redazioni anche di gruppi
editoriali importanti, si siano assestati un bel numero di CoCoCo
facenti funzione di articoli 1. Noi stessi lo abbiamo più volte
denunciato in direttivo dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti
e in FNSI. In questi casi però c'è prima di tutto da chiedersi: ma
i CdR dov'erano?

Che sia giusto trasformare queste situazioni in lavoro subordinato
nessuno lo mette in dubbio e per fortuna e ci sono le ispezioni
dell'Inpgi. Esistono però parecchi CoCoCo che sono e intendono
restare freelance.

A questi colleghi basterebbe l'applicazione della nuova ripartizione
e dei nuovi parametri previsti dal ddl, senza nessuna trasformazione
in lavoro subordinato ma mantenendo quello che è proprio il loro
status: giornalista freelance, cioè autonomo, cioè che lavora fuori
dalla redazione, ma che vuole ed esige, una vera pensione, oltre
naturalmente a compensi professionali e pagamenti certi entro i 30
giorni previsti dal decreto legge 231/2002 ancora a oggi ampiamente
disatteso (ma questa è altra storia).

Veri collaboratori esterni, come veri lavoratori autonomi sono tutti
quelli che fatturano con Partita Iva. E per loro quali saranno i
parametri e le ripartizioni tra committente e lavoratore? Non ve ne
è traccia da nessuna parte. Gli articoli 79 e 80 del decreto legge in
realtà lasciano aperti alcuni spazi che starà alla dirigenza
dell'INPGI, attraverso le delibere previste, condurre almeno questa
volta davvero dalla parte dei giornalisti. Allargando l'applicazione
dei nuovi parametri a tutti coloro che esercitano la libera professione
e quindi anche a chi ha fattura con partita IVA.

E per chi viene pagato con Cessione del Diritto d'Autore? Costui viene
lasciato appositamente fuori dal ddl. Non dimentichiamo però che
l'Inpgi 2 chiede dal 2001 il contributo previdenziale obbligatorio
anche su questi redditi quando si tratta di collaborazioni giornalistiche.
Nessun editore paga il suo 2 per cento ma l'Istituto, pur conoscendo
perfettamente la situazione, lo esige dai soliti giornalisti indifesi.

Circolano un'infinità di contratti in cui l'editore chiede ai collaboratori,
giornalisti scriventi o fotografi che siano, la cessione dei diritti per
tutte le ripubblicazioni, su tutti i media, in tutto il mondo. E il
freelance non ha scelta, o firma o perde il lavoro e rischia di non venire
nemmeno pagato per il lavoro già consegnato.

Molti giornalisti hanno ormai quindi deciso di pagare di tasca propria
anche quel 2 per cento che spetterebbe invece all'editore, tanto per
evitare storie con l'Istituto "esattore"; stessa cosa fanno tutti quei
giornalisti fino a ieri pagati come "prestazione occasionali" (anche in
questo caso gli editori si rifiutano di pagare la loro parte) per
prestazioni che sono tutto fuorché occasionali.

Poi ci sono pure quelli che, a suo tempo istigati dall'ex presidente
dell'Ordine della Lombardia, non hanno mai pagato alcun contributo
all'Inpgi 2 per il Diritto d'Autore e ora, dopo i controlli dell'Istituto,
hanno problemi economici serissimi, per pagare le more e contro
more che l'Istituto, nonostante tutto, giustamente esige da loro.

Ora quindi un nuovo allarme corre sul filo dei giornalisti freelance.
Che succederà a chi fattura con Partita IVA e a chi viene pagato con
cessione del Diritto d'Autore? Per il momento non se ne parla e quindi
tutto resta come è ora. E' però auspicabile che se da una parte i
compensi vengono ormai di prassi e ovunque ridotti d'ufficio, anche in
corso d'opera e con accordi già stabiliti, senza che nessuno difenda il
giornalista costretto a subire la riduzione, perlomeno sul fronte
pensionistico si faccia qualcosa.

Il contributo previdenziale obbligatorio per tutti i lavoratori
autonomi (CoCoCo, partita Iva, diritto d'autore) deve aumentare
progressivamente le aliquote con i parametri dell'Inps, ma con l'obbligo
assoluto e inderogabile che la ripartizione sia per 2/3 a carico dei
committenti/imprese e per 1/3 detratto al lavoratore. Con
l'attribuzione della titolarità dell'obbligazione contributiva a carico
del committente.

Sono già cominciate a circolare lettere da parte degli editori che
vogliono trasformare i CoCoCo in Collaboratori Occasionali. L'Inpgi
afferma che le lettere sono illegali e il sindacato questa volta è
intervenuto prontamente.

Non dimentichiamo però che sulla questione Diritto d'Autore,
nonostante le lettere inviate dall'INPGI agli editori, nessun editore
sborsa un soldo. E i giornalisti invece pagano.

Inoltre è piuttosto chiaro che la prossima presumibile mossa da
parte degli editori riguarderà i CoCoCo. Chi controllerà e chi
interverrà quando magicamente i compensi netti verranno ridotti
per buttare l'onere del contributo previdenziale obbligatorio
aumentato tutto sulle spalle dei lavoratori?

Simona Fossati
Senza Bavaglio
Candidata al Comitato Amministratore
della Gestione Separata dell'INPGI

 

[torna alla homepage]

[Stampa questa pagina]