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Conflitto di interessi? Sė, grazie: mi fa fare un sacco di soldi

 


Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del "Diario di Piero" sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.

Milano, 12 giugno 2006 – È proprio vero che al peggio non c'è fine.

L'altro giorno, in occasione di un convegno al Circolo della Stampa

di Milano, ho incontro Fiorenzo Ardito, un collega di 30 anni che mi

è sempre stato antipatico, molto antipatico.

Niente di personale ma detesto la sua teoria piuttosto bizzarra

della professione giornalistica. Ha più conflitti di interessi lui

che il "nostro" di Arcore. È iscritto dal 1990 all'elenco

pubblicisti, ha sempre cercato di occuparsi di politica schierandosi

spudoratamente a destra e a manca a seconda le convenienze.

Non è una cima, si arrangia come può, a volte con i famosi "taglia e

incolla" di agenzie, altre copiando notizie e dichiarazioni da

articoli di giornali. Il padre, che è stato un influente socialista

della "Milano da bere" Anni Ottanta, ha cercato invano di farlo

assumere in qualche autorevole testata. Dopo telefonate, cene,

pellegrinaggi in diverse segreterie di partito, nel 2005 gli ha

rimediato un posto di tutto rispetto in un affermato quotidiano

provinciale.

Lo stesso Ardito mi ha raccontato, con toni spocchiosi, che in un

anno la sua vita è cambiata radicalmente e che adesso guadagna un

sacco di soldi. La fortuna pecuniaria, ovviamente, non dipende dal

suo contratto di redattore, bensì da un particolare sistema che ha

messo a punto insieme al padre.

Scrive in un quotidiano provinciale molto seguito e in un'area della

Lombardia interessata da cinque storici settimanali di buona

diffusione. Ha subito aperto un Ufficio di Comunicazione e Relazioni

Pubbliche iniziando a conquistare decine di clienti, dal politico

alla società pubblica, dalla banca all'associazione di volontariato.

Qual è il trucco? Mi ha spiegato che ai clienti propone cifre

annuali abbastanza contenute ma assicura molte uscite nel suo

quotidiano. Non solo: nella sua agenzia di comunicazione hanno

iniziato a collaborare molti giovani aspiranti giornalisti che

collaborano già nei cinque settimanali del territorio. In questo

modo riesce indirettamente a fare pubblicare articoli sui suoi

clienti anche nei settimanali.

La cosa buffa è che quasi con cadenza giornaliera Fiorenzo Ardito

scrive dei comunicati stampa, che sono regolarmente firmati come

responsabile dell'agenzia di comunicazione, inviati ai mass media,

ovviamente compreso il suo quotidiano provinciale.

Dopodiché si reca in redazione, recupera il suo comunicato e come

giornalista scrive un bel pezzo con tanto di firma. Articoli quasi

identici poi compaiono nei cinque settimanali, attraverso i contatti

che sono legati alla sua agenzia. Nessuno dice niente, seppur il

conflitto di interesse è grande come una casa. L'importante è

riempire le pagine, anche se l'agenzia è così attiva da diventare

una specie di service giornalistico esterno.

Ardito mi ha spiegato ridendo: «Del giornale non mi frega niente. Il

contratto è ridicolo. Mi serve soltanto come strumento per catturare

nuovi clienti a favore della mia agenzia di comunicazione. Ai

clienti prometto a costo zero molte uscite nel quotidiano e

indirettamente nei settimanali, ovviamente in cambio di consulenze

semestrali o annuali. In un anno ho superato i cinquanta clienti,

per oltre 500 mila euro di guadagno. Mi lasciano fare perché sanno

che i redattori sono pagati poco e in qualche modo si devono

arrangiare. Non rubo niente a nessuno e non mi frega niente delle

regole dell'Ordine o di quello che pensano alcuni colleghi

giornalisti che parlano a sproposito di correttezza».

Per la prima volta ho avuto la tentazione di dargli una testata

dritta sul naso, poi è prevalsa la ragione e ho preferito denunciare

pubblicamente i suoi "piccoli" conflitti di interesse. Non è servito

a molto, Fiorenzo Ardito continua a fare quello che vuole. In

compenso ho allargato la schiera dei miei "nemici".

È tutto per oggi

Danilo Lenzo

 

 

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