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24/07/05



Una riforma autoritaria e illiberale (di Ignazio Juan Patrone)






Giustizia:una riforma autoritaria e illiberale
di Ignazio Juan Patrone
(segretario Nazionale Magistratura Democratica)
dal sito http://www.articolo21.info

Il voto di fiducia col quale la Camera, ignorando il messaggio del
Presidente della Repubblica, ha approvato definitivamente la riforma
Vietti-Castelli simboleggia bene la sordità con la quale in questa
legislatura si sono affrontati i problemi della giustizia. Le carceri
scoppiano, nelle nostre aule dobbiamo far fronte a mille carenze quotidiane,
il personale amministrativo viene umiliato dalla mancanza di innovazione e
di risorse, la durata dei processi continua ad essere del tutto
irragionevole.

Di fronte a tutto ciò il Governo e la maggioranza hanno perseguito con
ostinazione la sola strada di punire "la protervia" dei magistrati e di
riportare all'ordine il CSM con un unico obbiettivo: diminuire
l'indipendenza del potere giudiziario attraverso una riforma autoritaria ed
illiberale.

A ciò si è aggiunta, con l'emendamento Bobbio, la novità di una norma
scritta ed approvata al dichiarato scopo di impedire ad un singolo
magistrato, Giancarlo Caselli, di aspirare ad un posto direttivo per il
quale ha tutti i titoli: uno scandalo nello scandalo.

Tutto stava scritto nell'odg approvato dal Senato il 5 dicembre 2001: nulla
nasce a caso. Questa riforma-contro è figlia della stessa politica che
intende riformare in senso autoritario la nostra Costituzione e che, con
l'indecente ddl ex-Cirielli, vuole sancire un diritto penale dichiaratamente
a due velocità.

La cultura dell'indipendenza è però ben radicata tra i magistrati italiani e
Magistratura democratica continuerà a difenderla, insieme con la cultura dei
diritti che si ispira a quell'art. 3 della Costituzione che - lo ricordiamo
a qualcuno che si è distratto, anche a sinistra - consta di due commi.

La nostra non è stata una battaglia inutile. Non ci lasceremo chiudere
nell'isolamento di una carriera burocratizzata, non ci ridurranno al
silenzio per timore dell'azione disciplinare. Compito dell'associazionismo
giudiziario in generale, e di emmedi in particolare, sarà ancor più di prima
quello di rompere l'isolamento dei singoli magistrati, di dialogare
all'esterno, di difendere l'indipendenza e l'autonomia, anche dei singoli
magistrati.

Una cosa deve essere chiara per tutti: non staremo con la bocca chiusa e la
nostra tastiera non si coprirà di un velo di polvere.



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