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03/09/05



GIORNALISMO/La Voce del padrone c’è anche a sinistra. Come Giulietto Chiesa è stato licenziato da Left (di Marilisa Verti)



“Sono appena stato licenziato dalla nuova proprietà di Left-Avvenimenti.

Avvenimenti, il progenitore, vendeva poco. Adalberto Minucci mi chiese se ero disposto a dare una mano, anzi a mettere il mio nome al servizio di un rilancio. Lo feci. Perché ero e sono convinto che ci fosse uno spazio per un settimanale dell'Italia democratica e di sinistra, laica e cattolica, che non è contenta di come le si presenta la sinistra, il centro sinistra e in generale il modo con cui le forze progressiste, attraverso gli attuali partiti, la rappresentano nelle istituzioni e la difendono. (….)Sono anche convinto che in Italia c'è bisogno di un modo nuovo di fare informazione, che è poi quello vecchio del rispetto delle regole elementari del giornalismo, ormai dimenticate quasi da tutti”.

Inizia con queste righe il pezzo di Giulietto Chiesa sul suo licenziamento da parte di Left/Avvenimenti (dal sito www.megachip.info) dopo che lui, già dalla scorsa estate, si era buttato a capofitto nel nuovo progetto editoriale e aveva anche trovato i finanziamenti per il rilancio. Lo abbiamo intervistato per Senza Bavaglio su questa vicenda brutta, triste, segnale ulteriore di come da ogni parte si voglia utilizzare la stampa come grancassa di propaganda politica.

Il “casus belli” è un articolo firmato da Massimo Fagioli, con tanto di foto gigante e la descrizione del suo sogno: creare una “liason tra Left e Liberazione”, il quotidiano di Rifondazione Comunista. Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci si consultano e scoprono di essere stati scavalcati dalla proprietà. Protestano, vengono loro farfugliate scuse e, nel numero successivo, riappare Fagioli e un riquadro in cui si dice che gli è stata assegnata una rubrica. “Siamo caduti dalla seggiola. Volevamo un giornale senza partiti di riferimento per un’area vasta e trasversale e ci trovavamo ad avere a che fare con una scuola di pensiero a rimorchio di un partito politico. Con anche la violazione delle più elementari norme giornalistiche, secondo le quali sono i direttori a decidere i contenuti e non la proprietà”, dice Giulietto Chiesa.

Le rimostranze si fanno più forti, si chiede di rispettare il contratto e di togliere la rubrica a Fagioli. La risposta non si fa attendere e, il giorno dopo, Chiesa e Minucci sono licenziati.

Ma chi è questo Massimo Fagioli, e come mai è così potente? “L’ho scoperto poi. Lui ha un movimento alle spalle, i ‘fagiolini’, che mi hanno inondato di email, fa convegni con duecento persone a volta, insegna all’Università di Chieti e si considera l’iniziatore di una scuola psichiatrica che considera una linfa vitale per la sinistra. Ha fatto lo sceneggiatore per i film di Bellocchio, progetta palazzi secondo una nuova architettura per la psichiatria, porta voti a Rifondazione e adesso vuole buttarsi nella politica. Bertinotti cavalca i fagiolini per prendersi i voti e la rivista serve per questo scopo”.

Ma allora anche la sinistra fa il gioco di Berlusconi? “ La sinistra, ma quale sinistra c’è adesso? La politica si è spostata verso le tivù e i mass media e i mezzi di comunicazione sono in mano ai padroni e agli amici dei padroni”, ribatte puntando il dito accusatore verso il guazzabuglio e le commistioni. Giulietto Chiesa è arrabbiato ma deciso, e ha le idee chiare sul da farsi: “Bisogna organizzare la lotta per la democrazia nella comunicazione. Siamo in tanti a pensarla così, ma siamo dispersi in cento rivoli, e molti non hanno capito la gravità della situazione, compreso il bravissimo Beppe Grillo che pensa di risolvere il tutto con Internet. E invece non basta. In questo momento, poi, l’equivoco Berlusconi blocca le azioni e tutti sono autoreferenziali. Dobbiamo aspettare dopo il 9 aprile per una nuova strategia, una nuova teoria costruita con un grande raduno di intellettuali per dare vita a giornali, a strumenti di informazione che diano voce a un enorme schieramento che è rimasto orfano, anche della sinistra”.

Un’ultima domanda: sei parlamentare e giornalista, non c’è una contraddizione in questo? “E perché mai? Sono un parlamentare con alcune specialità, ma sono libero e indipendente. Il giornalismo è un’altra cosa. Nel 1988 ho ricevuto il premio come migliore corrispondente estero, eppure ero schierato politicamente. C’è una idea comica dell’obiettività. Non c’è l’obiettività giornalistica, ciascuno si racconta per quello che è. Ci sono invece dei criteri giornalistici da rispettare e, sfogliando i giornali o guardando la tivù, non mi sembra proprio che vengano rispettati, a prescindere dall’essere giornalisti tout court o giornalisti e parlamentari”.

Marilisa Verti


11 marzo 2005





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