[torna alla homepage]

INTERCETTAZIONI/Le televisioni e i cattivi pensieri (di Lorenzo Guadagnucci)



17/07/07


Oggi, 12 giugno, per ragioni mie, ho letto in fretta i giornali, ma stasera,
di rientro a casa, mi è tornato in mente un trafiletto, letto mi pare sulla
Stampa. Diceva che il tg di Emilio Fede ha trattato i materiali
apparentemente ghiotti per la destra delle intercettazioni telefoniche
(D'Alema, Consorte, Ricucci e compagnia) con sorprendente sobrietà.

In sostanza ne ha riferito, diceva l'articoletto, con poca enfasi e
soprattutto senza fare nomi. Lo stesso avrebbero fatto i tg delle reti
pubbliche. Su tutti i quotidiani si leggono invece le sintesi delle
intercettazioni, più o meno succulente a seconda dei punti di vista. La
lampadina che mi si è accesa stasera è questa: perchè mai Fede e i tg Rai si
comportano così? Forse ritengono che i testi delle telefonate siano poco
interessanti per il loro pubblico? Che non facciano notizia? Ma come si
spiega allora che le intercettazioni siano sulle prime pagine di tutti i
giornali o quasi?

Non sarà per caso che Fede e i tg Rai hanno applicato la regola del cane che
non morde cane? Non sarà che Fede, interpretando il pensiero del suo datore
di lavoro, ha ritenuto di non calcare la mano su una materia - le
intercettazioni, ossia le inchieste della magistratura - che potrebbe
riservare sorprese per il suo capo? E se e così, non sarà che alla Rai hanno
pensato bene di seguirne l'esempio? Ma allora la Rai ragiona come un
privato? E questo vuole forse dire che vede in D'Alema e Fassino quel che
Fede vede in Berlusconi? E a che titolo? Alla Rai sono forse tutti diessini
osservanti e praticanti? O magari ritengono di dover difendere la classe
politica in quanto tale, oggi tocca a D'Alema e Fassino domani a un altro?
Ma non è servizio pubblico?

E poi c'e' un altro ordine di problemi. Come si spiega la differenza di
comportamento fra giornalisti e direttori di tg e giornalisti e direttori di
carta stampata? Forse Fede e i suoi colleghi televisivi delle reti pubbliche
intendono far sapere, con la loro condotta, che l'etica del giornalismo
impone riservatezza, cautela e alla fine silenzio? Vogliono forse far
intendere che sulla carta stampata si fa teppismo mediatico, in spregio alla
deontologia professionale? Si ritiene che ci sia un questione di privacy
violata? Sento puzza di bruciato.

Faccio una previsione: nei prossimi giorni i politici invocheranno regole e
rispetto (Amato ha già cominciato oggi). Diranno che così non si può andare
avanti. Dai pulpiti televisivi i tg sosterranno queste posizioni, avendo le
carte in regola con il silenzio osservato ieri e suppongo anche oggi (ma non
posso esserne certo perchè non ho visto i tg).

La legge Mastella sulle intercettazioni troverà dunque rinnovato e largo
consenso. Si troverà anche qualche "intellettuale" che loderà la prudenza e
la riservatezza dei tg.

In definitiva mi domando una cosa: non sarà il caso di affrontare subito e
di petto, prima che il "dibattito" prenda una brutta piega, la questione
deontologica e domandare subito, in pubblico, perchè in tv hanno fatto
scelte giornalistiche così strane? Ha ragione chi pubblica o chi tace? Ho
paura che ci stiano schiacciando, che la presunta questione etica sarà
brandita come un randello e che finirà sotto i colpi quel che resta della
libertà di stampa: la legge Mastella a quel punto sarà solo il colpo di
grazia.

Per finire un'amara considerazione: se avessimo già un "giuri'' per la
deontologia composto non solo da giornalisti ma aperto a esponenti della
parte più combattiva dell'associazionismo - come previsto dalla proposta di
Senza Bavaglio sull'abolizione e il superamento dell'ordine - forse avremmo
tempi e modi di reazioni più pronti da un lato, più efficaci dall'altro.

Lorenzo Guadagnucci
Senza Bavaglio




[torna alla homepage]

[Stampa questa pagina]