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INPGI 2/Diritto d’Autore. Ingannati da Franco Abruzzo - 1



22/07/07


Sono una giornalista freelance e mi trovo in una situazione di grande
difficoltà perché, avendo seguito quanto ha ripetutamente detto nel corso
degli ultimi anni l’Ordine della Lombardia non mi sono iscritta all’Inpgi2.

L'Ordine ha sempre ritenuto che erano sottoposti alla gestione previdenziale
separata solo coloro che avevano collaborazioni coordinate e continuative o
la partita Iva.

Invece i giornalisti freelance che venivano pagati con il diritto d'autore
(è il mio caso), secondo Franco Abruzzo non erano obbligati a iscriversi
all’Inpgi2.

Quindi, per diversi anni l’Ordine ha indirizzato i giornalisti freelance a
un certo comportamento (ovvero a non iscriversi all’ente previdenziale) e
adesso improvvisamente (e non si capisce perchè) ha fatto retromarcia e non
sostiene più questa linea di condotta, lasciando i giornalisti, soli, ad
affrontare un problema giurisprudenziale.

Il problema in realtà non è più iscriversi o meno all’Inpgi2, nel senso che
se viene stabilito che è obbligatorio per tutti è un dovere di ognuno
provvedere all’iscrizione, ma non è giusto che venga richiesto un ingente
carico di retroattività, cioè il versamento dei contributi, con interessi e
more, dal 2001 a oggi, per un comportamento “legittimo” in quanto
sollecitato dal proprio Ordine di appartenenza.

L'alternativa per un freelance è: o affrontare una causa da "privatista"
contro il colosso Inpgi in un'aula del tribunale o pagare diverse migliaia
di euro, che spesso sono cifre da capogiro con interessi elevatissimi.

Ma cosa dovrebbe fare un giornalista se non seguire quanto dice il proprio
legittimo Ordine che lo rappresenta?

So che ci sono altre persone nella mia situazione e mi sembra importante
cominciare a parlarne. Mi dispiace se qualcuno dovesse pensare a noi come a
persone che volevano evadere ma non è assolutamente così. Io ho un senso
civico e di solidarietà altissimi, e penso altre persone come me. Il fatto è
che i compensi erano così irrisori, per non dire ridicoli, che quando mi è
stata prospettata la possibilità di non decurtarli ulteriormente con i
contributi Inpgi, ho accettato. Non l’avrei mai fatto se non fossi stata
indirizzata e garantita dall'Ordine. Cioè mi sembrava di essere nel giusto.
Che era un'opzione a me concessa in base al mio inquadramento (diritto
d’autore).

Cosa fare adesso? Chiedere una “sanatoria” all’Inpgi? Oppure chiedere
all’Ordine di contribuire ai versamenti retroattivi dato che ha indotto i
suoi iscritti a un comportamento non corretto, o ancora chiedere alla Fnsi
di istituire una causa pilota?

Quello che è importante è costituire un gruppo di persone che abbiano gli
stessi problemi, per confrontarsi e decidere che linea adottare.

Proprio per questo chiedo ai colleghi che si trovano nella stessa situazione
di farsi sentire e di cominciare a discutere di questo problema.

Tra l’altro, c’è un altro aspetto della questione: ho letto che Cescutti,
presidente dell’Inpgi, ritiene che la maggior parte delle collaborazioni
giornalistiche autonome non rientrino nella disciplina del diritto d'autore.
In realtà, pare che Cescutti affermi la stessa cosa di Abruzzo, cioè che non
è obbligato a iscriversi alla gestione previdenziale separata chi è pagato
con il diritto d'autore ma il fatto è che secondo l’Inpgi i giornalisti non
dovrebbero rientrare nella disciplina del diritto d'autore, cioè il lavoro
giornalistico non è "opera d'ingegno". Tranne che in pochissimi casi.

Ma in ogni caso, anche se è sbagliato l’inquadramento, non è responsabile il
giornalista.

Insomma, noi giornalisti non sapevamo che non dovevamo essere pagati con il
diritto d'autore, c'è stato proposto dagli editori e abbiamo accettato.

Ultima cosa: partendo invece dal presupposto che è obbligatoria per tutti
l’iscrizione previdenziale, presumo che questa obbligatorietà valga sia per
il giornalista che per l'editore. Perché il giornalista deve versare il 10%
sul netto e l’editore il 2% sul lordo.

E invece no.

Ho prospettato a un mio editore il fatto che probabilmente mi dovrò
iscrivere all’Inpgi2 e mi ha risposto che non mi verserà mai il 2%, e che
se voglio iscrivermi lo dovrò versare io.

Ho riferito questo all'Inpgi, per avere informazioni, e mi hanno risposto
che purtroppo non si possono obbligare gli editori.

Questo è lo stato delle cose. A rimetterci siamo sempre noi.

Lettera firmata




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