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XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana

 

INTERVENTO DI Nicoletta Morabito

 

Dividi et impera. Antichissimo principio applicato ancora oggi dagli editori per
controllare più facilmente la categoria dei giornalisti. Tutti ce ne siamo accorti,
giorno dopo giorno stanno diminuendo i contratti a tempo indeterminato e
stanno per contro aumentando velocemente quelli a termine declinati in ampia
varietà a seconda delle esigenze dell’azienda non certo del lavoratore. Stando
alle informazioni dell’Inpgi nel bilancio preventivo 2007 risulta che i contratti a
termine sono stati 1783 con una crescita del 10,16% da gennaio a giugno
rispetto al medesimo periodo del 2006. l’aumento è più del quadruplo rispetto
alla crescita degli articolo 1. Come dice l’Inpgi “ non si tratta di una crescita di
eccezione, ma di una tendenza consolidata.”

La conferma arriva dai dati del primo semestre rilevati in sette anni : dal 2001
a oggi i rapporti di lavoro a tempo pieno e stabili sono cresciuti complessivamente
del 23, 81% (media annua 3,4%) nello stesso periodo i rapporti di lavoro a termine
rappresentano un 108,38% ( media annua del 15,49%.)

Dati confermati dal libro bianco sul lavoro nero edito dalla FNSI : su circa 30 mila
lavoratori dell’informazione solo 12mila hanno un contratto e tempo indeterminato.
Sono dati inquietanti e che devono far riflettere. Gli editori stanno riducendo all’osso
le presenze dei contrattualizzati in redazione e gonfiano con massicce dosi di contratti
a termine la schiera dei precari. Ricordiamoci che dopo due contratti a termine
consecutivi gli editori dovrebbero per legge passare al contratto a tempo indeterminato
invece con trucchetti di bassa lega riescono ad aggirare la normativa vigente e a
riproporre il tempo determinato. Qualche esempio? Mi sono permessa di intervistare
alcuni colleghi qui presenti che da anni stanno vivendo sulla loro pelle questa triste
realtà: all’Ansa funziona così: primo contratto per 10 mesi, poi per altri 12 mesi, poi
sospensione per 21 giorni e poi contrattino per altri12 mesi. Al quotidiano Il Giorno un
collega che si occupa di ben tre pagine guadagna circa 800 euro.
La cifra non merita commenti. E poi chissà? Se il giornalista non si lamenta forse potrà
andare avanti così per anni e anni come succede in Rai da tempo immemorabile. Se po
i qualcuno vorrà lamentarsi e tentare una causa, ricordiamoci che le spese dell’avvocato
della FNSI saranno a suo carico E non ci consola la notizia che probabilmente il protocollo
sul Welfare passerà alla Camera senza prevedere alcun tetto per il contratto a termine.

La perfida magia è utilizzata da molti editori. Questo io lo chiamo sfruttamento non opportunità
di lavoro. Vogliamo infine parlare del fatto che questo andazzo sta erodendo le fondamenta
della libertà di stampa? Se un lavoratore dell’informazione non è garantito, come può svolgere
serenamente il suo lavoro di informare con obiettività senza subire i ricatti dell’editore che
spesso e volentieri ha forti interessi economici e politici da difendere?

Alla prossima dirigenza della FNSI chiedo quindi di continuare a tutelare i diritti di tutti i
giornalisti contrattualizzati, precari, freelance. E’ sui precari che si combatte oggi una vera
battaglia di libertà. Solo se saremo uniti diventeremo più forti.

 

 

 

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