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XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana

 

INTERVENTO DI Alessandra Fava

 

 

 

Vorrei iniziare con dei numeri. I giornalisti professionisti contrattualizzati sono circa 12 mila, mentre quelli svolge attività giornalistica senza un contratto sono oltre 20 mila.

 

Insomma chi svolge attività di informazione nel nostro paese sono almeno 32 mila persone, poco più di due terzi senza un contratto di inquadramento, collaboratori, precari e altro. Di questi 32 mila 24 mila sono iscritti all’Fnsi, tra collaboratori e professionali.

 

I dati arrivano dall’Inpgi secondo i dati del bilancio consuntivo 2005 gli iscritti alla gestione separata erano oltre 21 mila. Il grosso degli iscritti è concentrato tra i 30 e i 45 anni (14.800) mentre colore che vanno da 34 a 60 anni sono 5600 circa e gli over 60 700 circa. Questo vuol dire che il precariato aumenta nelle fasce più giovani.

Se guardiamo chi è iscritto alla gestione separata e anche a quella principale, vale a dire quelli che hanno avuto articoli uno almeno per certi periodi della loro vita professionale, sono 7200 circa, ma di questi 1800 non ha avuto nessun rapporto di lavoro nell’ultimo anno.

Tornando quindi ai 21 mila iscritti e togliendo quelli che sono iscritti anche all’Inpgi 1, restano 14 mila iscritti circa, di cui oltre 8 mila non raggiungono i 5 mila euro lordi all’anno. Sono persone con mariti ricchi, che vivono in famiglia oppure fanno un altro lavoro, cole l’insegnante che stamani ci ha illustrato la situazione dei precari in Puglia.

 

Io penso che un sindacato serio dovrebbe prima di tutto chiedersi qual è il suo compito. Difendere i giornalisti, in qualunque settore operino, ma soprattutto quelli che vivono di giornalismo, quelli che fanno il giornalista a tempo pieno e non part-time. Ormai le redazioni delle cronaca si stanno riempiendo di insegnanti che fanno i giornalisti un paio di ore al giorno e vengono comodo perché prendono i contributi altrove e soprattutto non faranno mai causa all’azienda.

 

Allora propongo intanto che i cdr facciano riunioni in redazione con tutti i collaboratori e che si costituisca l’organismo di base già votato in una mozione allo scorso congresso di Saint-Vincent. L’organismo di base non è un appannaggio di Senza bavaglio, è una cosa importante e può coinvolgere nel sindacato tanti giovani che oggi non sanno a chi rivolgersi e certo non trovano risposte agli sportelli dei freelance.

 

Le tecnologie ormai stanno trasformando fortemente il nostro lavoro. Io ormai lavoro per la strada con un palmare, mando le notizie dalla strada, leggo le notizie dalla strada per una radio. In redazione non ci sono quasi mai. Domani probabilmente dovrò fare anche delle riprese.

Davanti a questa situazione (sempre più precari eppure giornalisti e tecnologie) serve una sindacato che elabori delle strategie.

 

Per il 2008 il sindacato ha preparato un corso per i freelance dove si insegna che cos’è il copyright. Io non penso che serva conoscere come firmare e difendere i propri articoli ma piuttosto come tutelare i diritti, al pagamento, al riconoscimento del proprio lavoro. E’ in quello che ci dovrebbe aiutare il sindacato. Perché a contrattare siamo soli, la contrattazione è individuale. Vado dal mio capo e dico così non lavoro più, voglio di più.

Concludo ricordando che Lirio Abbate di cui si è parlato tanto in questo congresso, ricevendo pochi giorni fa un premio giornalistico lo ha dedicato ai precari della sua azienda, l’Ansa.

 

 

 

 

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