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XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana

 

INTERVENTO DI Amelia Beltramini

 

Chi stilava gli Acta Diurna dell’antica Roma non si immaginava la rivoluzione di Gutemberg. Ora la carta
stampata è al lumicino: a novembre Newsweek e a gennaio Time hanno annunciato il taglio di 500 mila
copie il primo, l’altro di 750 mila l’altro sulla circolazione garantita alle agenzie pubblicitarie.

Il mese scorso il vicedirettore della Columbia University school of journalism ha affermato che neppure
il Citizens journalism farà sparire il il giornalista di mestiere. Il Citizens Journalism darà sempre più le
notizie, come già abbiamo visto nel G8 di Genova, l’11 settembre 2001 a New York, ad Abu Graib, a Madrid
e a Londra e in questi mesi in Birmania.

Ma quelle foto sono state inquadrate e spiegate da giornalisti che hanno raccontato il contesto per renderle
comprensibili. E per far questo i giornalisti dovranno essere ancora più preparati di oggi.

E più difesi: cartaceo, televisivo, radiofonico, cellulare, on line; da un desk o dal tavolo della cucina, il giornalista
avrà bisogno di regole e di tutele, e se questo sindacato non sarà in grado di dargliele, ne nasceranno altri.

A chi ora si domanda come sarà il contratto di domani, io chiedo di tornare per un attimo al vecchio contratto, in
forza da 6 anni e ancora vigente.

C ontratto che è legge. E le leggi vanno applicate.

Lavoro in una piccola casa editrice, Gruener und Jahr/Mondadori, in cui lavorano un centinaio di giornalisti. E
approfitto di questa occasione per ringraziare il Cdr che ci difende: Sabina Berra, Franco Capone e Irene Merli.
Li ringrazio perchè da 8 mesi sono sulle barricate. Così come ringrazio Guido Besana della Fnsi, perchè correnti
o non correnti, non si nega mai.

E veniamo ai fatti. Prima la casa editrice era un’oasi di tranquillità. Poi da un’altra casa editrice, Class, il cui proprietario
guarda caso è un collega, Paolo Panerai, è arrivata Francesca Castellano, nuova responsabile delle risorse umane, ed
è cambiato tutto.

A Class i giornali sono fatti da co.co.co e stagisti, che lavorano in redazione senza che il Cdr abbia nulla da obiettare e il
Cdr è regolarmente scavalcato: forma, senza sostanza. Castellano si è così convinta che questa sia la giusta applicazione
del Contratto, non quella che il Cdr chiede, libretto rosa alla mano.

So che non è facile chiederlo a dei sindacalisti, ma per capire gli editori bisogna fare lo sforzo di mettersi nei loro panni.

Ci sono case editrici, e faccio subito i nomi, Class, Piscopo, Cairo, Universo, in cui il contratto non viene applicato. Il Cdr o
non sa, o non ha la forza (non voglio ipotizzare che, connivente, non voglia) di applicarlo.

I contrattualizzati vengono spostati a comando, dove servono, come se fossero pedine senza precise competenze; gli stagisti
lavorano al desk nella speranza di un contratto, come gli abusivi di un tempo; i co.co.co hanno scrivania e telefono in redazione
e i contratti a tempo determinato sono rinnovati all’infinito e poi chiusi. Quanto alla pubblicità dilaga confondendosi e
intrecciandosi con i redazionali, non più distinguibile: un vero sogno per gli editori.

E così gli editori che applicano il contratto fanno la figura dei fessi di fronte ai consociati della Fieg che hanno mano libera.

Ma non sono solo queste le case editrici in cui il contratto non viene applicato. Prendiamo il Corrierone. Fino all’ultimo cambio di Cdr
le 35 sostituzioni estive erano fatte da stagisti, e in redazione c’erano gli abusivi.

E passiamo all’Ansa: Boris Biancheri, direttore della Fieg, ne è stato presidente, e lì gli abusivi sono parecchi. (La dice lunga anche il
fatto che vice direttore della Fieg, Alessandro Brignone, provenga da Assolavoro, l’associazione unitaria per le agenzie per il lavoro).

Vogliamo parlare di Mondadori? Nelle redazioni c’erano parecche situazioni irregolari.

Dov’era e dove sono in questi casi i Cdr? Dove le associazioni regionali? Dove la Fnsi?

Poi sono arrivati gli ispettori dell’Inpgi e hanno dato pesanti multe a Mondadori; ora sono a Class e stanno spulciando i registri dei
5 anni arretrati.

Ma gli ispettori dell’Inpgi possono far osservare solo la parte che riguarda gli abusivi, i cococo e gli stagisti.

Non per esempio se un redattore sta svolgendo da mesi funzioni superiori. E neppure se si divide fra più testate. E neanche se gli
hanno forfettizzato i week end. O se, come è avvenuto al Giornale, viene richiesto l’esame di sangue e urine ai neoassunti.

Nelle aziende non editoriali quando arriva l’Inps ci puoi giurare che dopo poco ci si fionda anche il sindacato. Nel caso della Fnsi questo
non avviene: l’Inpgi non è affiancato da nessuno.

È una vera lacuna. Nelle situazioni più degenerate I Cdr non hanno la forza per imporre il rispetto del contratto, e la FNSI dovrebbe avere
degli ispettori suoi, come gli ispettori del lavoro, per entrare nelle redazioni anche su chiamata ananonima di redattori che si sentono poco
tutelati, e verificare che il contratto sia osservato senza sbavature.

Altrimenti potremo firmare splendidi contratti, che non saranno applicati ….

 

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