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XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana

 

INTERVENTO DI Massimo Alberizzi

 

 

Preambolo: prima di tutto mi scuso con Felice Salvati e con il collega Bo per ciò che è accaduto ieri sera. Abbiano protestato un po’ troppo vivacemente. Non credo che si dovesse dare la parola a Bo per fatto personale, ma credo anche che le nostre proteste siano state un po’ sopra le righe. Scusate entrambi dunque.

Cari amiche e cari amici. Sì, amiche e amici e non solo colleghe e colleghi, credo che occorra capire che qua dentro prima di tutto occorra creare un clima di colleganza amicale perché siamo tutto nello stesso barchino appunto. Prima di tutto vorrei ringraziare il segretario generale per quello che ha fatto in questi anni. Al di là di quello che si pensa sul suo operato, ritengo sia ingeneroso non ringraziare Paolo che comunque si è speso per questo sindacato. E io lo ringrazio anche perché nella sua relazione ha ripreso gran parte di quelle tematiche che sono da qualche anno nel programma di Senza Bavaglio, che in questi anni ha elaborato idee organizzato seminari che ha tenuto informati i colleghi con la newsletter quasi quotidiana che viene spedita a 20 mila colleghi in tutta Italia. Un lavoro di gruppo e non messaggi sgangherati autoincensatori. Paolo ha parlato anche di quell’Organismo di base dei Freelance che – lui lo sa benissimo - ci è stato sempre a cuore. Non ha spiegato perché però non è stato realizzato, forse perché i dirigenti qualche piccola regione hanno avuto paura di perdere forza e potere? Ci sveli questo segretaccio, segretario?

 

Paolo non posso limitarmi ai ringraziamenti devo anche aggiungere le critiche. La relazione racconta di un sindacato idilliaco, dove la gestione delle associazioni regionali è trasparente e dove gli iscritti crescono, anche se si ammette una crisi delle vocazioni. Nessun accenno alle polemiche anche forti che ci sono state durante questo processo elettorale.

Con alcuni colleghi, segnatamente Pino Nicotri, Amelia Beltramini, Cesario Picca abbiamo viaggiato in alcune regioni d’Italia e abbiamo visitato redazioni di giornali e radio televisioni, nel tentativo di dar vita a liste di Senza Bavaglio. Molti di voi non credo che lo sappiano, ma è una fatica improba raccogliere firme di decine di colleghi. “Le vogliamo in originale”, hanno sentenziato le dirigenze di alcune delle regioni visitate. Mentre a Milano e Roma le firme si raccoglievano via fax. Atteggiamenti che avevano il solo fine di impedire che fossero presentate altre liste, di impedire l’esercizio di un diritto democratico. I dirigenti dell’ Emilia Romagna hanno impedito ai candidati di Senza Bavaglio di prendere visione dell’elenco degli iscritti al sindacato, cosa invece democraticamente consentita in tutta Italia. Coloro che tuonavano contro il venerabile Licio Gelli si sono comportati come lui. Il sindacato non è una società segreta, non è la massoneria, non è la P2!! Nella legge Anselmi, che vieta espressamente le società segrete, c’è scritto che chi è iscritto ad un’associazione deve conoscere il nome degli altri associati.

 

C’è una grande confusione e c’è una curiosa identificazione tra il sindacato e i suoi dirigenti, oltre che in Emilia aver tentato di presentare una lista in Veneto o nelle Marche è stato preso come una colpa. “Lesa Maestà”. Quasi tutti fossero dei Re Sole: “Lo Stato sono io”. Qualcuno ha detto a un nostro candidato: “Ma che vi ho fatto per presentare una lista contro di me”. E qualcun altro “Avete insultato in sindacato”, per aver criticato (forse è vero un po’ troppo scurrilmente e chiedo scusa) i dirigenti di una regione.

 

Siamo stati trattati da avversari, da nemici non da amici con i quali dialogar, con i quali lavorare assieme per il bene del sindacato, dei colleghi/amici e della categoria. Mi dicono che in Veneto non avevano mai presentato un programma. Lista unica e basta. Dopo la presentazione del nostro programma un documentino hanno dovuto farlo anche loro. Un ringraziamento particolare a Gianluca Amadori, presidente dell’Ordine del Veneto. Ha capito subito che il suo incarico era incompatibile con la sua candidatura nelle liste dei delegati al congresso. E sì e dimesso.

 

Ho visitato come dicevo parecchie redazioni e mi sono reso conto che decine di colleghi non sono iscritti al sindacato. Qualche esempio?

Gazzetta del Mezzogiorno di Lecce ,15 redattori 2 iscritti

Telecentro di Jesi, 7 redattori nessun iscritto

L’Informazione di Modena, 12 redattori un iscritto: il direttore

Una Televisione di Grosseto. Nessun iscritto

Tre testate di Rovigo: un iscritto: in Emilia Romagna

Ma neppure al Corriere della Sera. Volevamo candidare due giovani colleghe in gamba: nessuna di loro iscritta al sindacato.

Il numero degli iscritti lievita? E’ un dato che per capire va aggregato a quello delle iscrizioni annuali all’Ordine. Ogni anno arrivano oltre 700 giornalisti: quanti di questi si iscrivono al sindacato?

 

Ci dispiace molto che – in questa storia - i dirigenti della FNSI si siano rifiutati di derimere i contenziosi, come quando a Milano è stato sfondato di due giorni il termine di raccolta delle firme. “Qui si viola lo statuto”. Non possiamo farci niente. Siamo una federazione e ognuno fa quel che vuole”. Ma come? L’omogeneità del corpo elettorale è uno dei cardini essenziali della democrazia. Violarlo vuol dire rovesciate tutti i criteri di rappresentanza liberale e di giustizia.

 

In Florida si vota a 18 anni e in Alaska a 21. Ma quando si vota per il presidente americano votano quelli che hanno 20 anni e basta.

 

In questi anni Senza Bavaglio ha dimostrato di essere forte e vegeta abbiamo prodotto documenti, abbiamo regalato alla federazione idee, abbiamo fatto proposte.

 

Qui ora credo che sia essenziale mettere dei punti fermi: noi siamo fermamente contrari a chiudere il contratto solo sulla parte economica. Non deve essere permesso alcuno stralcio. Bene ha fatto la dirigenza e chiedere di sedersi al tavolo dei negoziati senza pregiudiziali, ma noi dobbiamo sapere che se si chiude solo la parte economica possiamo dire addio a qualunque altra rivendicazione normativa. Ha detto qualcuno: rinunciamo agli scatti tanto i freelance non ce li hanno. Beh, già che ci siamo rinunciamo anche alla tredicesima, alla redazionale, al pagamento delle domeniche e… perché non anche alle ferie, giacché i freelance non ce li hanno. Questi ragionamenti fatti da parte di uno dei membri delle giunta uscente mi fanno rabbrividire.

Già che c’è perché il collega che li ha fatti non rinuncia anche ai permessi sindacali?

 

Noi siamo per l’unità del sindacato. La perseguiamo e siamo disposti a lavorare con chiunque la persegua. Continuiamo a fare ragionamenti sui contenuti non sugli schieramenti. Tutti parlano di unità, della necessità di fare scelte comuni per non morire, ma poi le discussioni si riducono a liti su questo o quel nome. Chi ci conosce bene sa che noi non miriamo né a posti, né a prebende. E per questo che per la presidenza della FNSI proponiamo un nome capace di unificare veramente tutti i giornalisti: Lirio Abbate, il cronista dell’Ansa minacciato dalla mafia che vive e lavora sotto scorta.

Nel suo intervento qui al congresso ha spiegato che le belle dichiarazioni antimafia non servono a nulla, che è necessaria la militanza contro la mafia l’impegno serio e concreto anche nella vita di tutti i giorni.

 

E’ questo che i giornalisti italiani chiedono ai loro dirigenti sindacali. Fate un passo indietro. Dimostrate con le azioni che è il momento di perseguire l’unità.

 

Lirio Abbate può essere il nostro simbolo, può essere il collega che può aiutarci a uscire dall’empasse. Non è lui ad avere bisogno di noi, siamo noi ad avere bisogno di noi.

 

 

 

 

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