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ENZO BIAGI/Un grande che non tutti amavano
(di Massimo A. Alberizzi)


7/11/07


 

Non tutti i giornalisti amavano Enzo Biagi. Anzi alcuni lo
detestavano per il suo modo di essere critico e quindi, dal
loro punto di vista, pericoloso.

Era il 2003 poco prima delle ultime elezioni dell’INPGI e
cercavamo un collega di grande prestigio e autorevolezza
da proporre come presidente del Circolo della Stampa.
Enzo Biagi non avrebbe potuto essere candidato perché tale
incarico è riservato a un giornalista iscritto alla Lombarda.

Durante una riunione con colleghi di Stampa Democratica
esposi l’identikit del candidato ideale, di dieci spanne più in
alto di tutti noi. Mi fu chiesto a chi pensassi. Facendo presente
che la candidatura di Biagi era improponibile, perché priva dei
requisiti necessari, risposi: “Ecco, ci vorrebbe un collega come
Enzo Biagi”.

Apriti cielo. Senza il minimo di ritegno una collega di Stampa
Democratica rispose: “Beh, a quel punto posso farlo anch’io”
+ + + + + + +

Ho partecipato a una puntata de “Il Fatto”. Biagi mi intervistò
su un progetto di malacooperazione in Etiopia. Feci nomi e
cognomi degli imprenditori e dei politici coinvolti, compreso
Giulio Andreotti. Nessuno mi censurò e nessuno si sognò mai di
chiedere la chiusura della trasmissione perché “ne era stato
fatto un uso criminoso”, come un bel po’ di anni dopo avrebbe
fatto la “Nuova Politica Italiana”.
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Mi ricordo quando si dimise dal Corriere in seguito al caso P2.
Ci fu un’assemblea durante la quale spiegò la sua impossibilità
di restare. Ragioni che molti di noi condividevano. Andò a
Repubblica, ma le malelingue (che, come sapete tutti, nel mondo
del giornalismo fioriscono in gran quantità) misero immediatamente
in dubbio la sua correttezza. “Se n’è andato non per ragioni etiche,
ma solo perché aveva già un altro posto”, ripetevano in
continuazione e con malignità che considerano il giornalismo
un’appendice della politica.
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“Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero
apprezzare di più – amava ripetere -. La libertà è come la poesia:
non deve avere aggettivi, è libertà”.

Aggiungerei, una citazione di Horacio Verbitsky che, ne sono certo,
Enzo avrebbe apprezzato: “Giornalismo è diffondere ciò che
qualcuno non vuole si sappia, il resto è propaganda”.

Massimo A. Alberizzi
Consigliere Nazionale della FNSI
Senza Bavaglio




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