Il politico affonda il giornalista
Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del "Diario di
Piero" sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.
Milano, 10 gennaio 2008 - La politica a volte rovina il carattere
delle persone. Gregorio Magno è un brillante giornalista che nel
1990 ha fondato con successo uno studio di comunicazione,
abbandonato per sempre l'attività di cronista.
Il suo primo cliente è stato Giovanni Brambilla, un sindaco di un
piccolo comune della provincia di Milano. Gregorio l'ha seguito
passo dopo passo contribuendo in maniera determinante alla sua
progressiva ascesa, sia nel partito di appartenenza, sia in ambito
istituzionale. Il cliente, infatti, è stato due volte sindaco,
consigliere provinciale e poi assessore provinciale (per un anno),
consigliere regionale.
In tutti questi passaggi, il politico ha sempre mantenuto le sue
principali caratteristiche vincenti: la semplicità e la grande
preparazione. Ma dal 2006 le cose sono cambiate drasticamente. È
stato eletto senatore e, ovviamente, Magno ha iniziato a curarne la
comunicazione anche a livello nazionale e come sempre conseguendo
ottimi risultati.
La frequentazione dei palazzi romani, però, ha avuto un brutto
effetto su Brambilla che ha iniziato a montarsi la testa, a perdere
progressivamente tutte le sue qualità umane e professionali
diventando lo stereotipo negativo del politicante. Ha iniziato a
pretendere sempre di più dal giornalista, come l'accredito ai
principali programmi televisivi nazionali di attualità. Magno, pur
essendo il suo cliente sconosciuto a livello nazionale e non
ricoprendo nessun incarico istituzionale importante, è riuscito ad
accreditarlo, a farlo partecipare a qualche importante trasmissione,
nonché a farne riprendere gli interventi con cadenza giornaliera
dalle agenzie di stampa e almeno due volte a settimana dai
principali quotidiani.
Ma Giovanni Brambilla, ormai convinto come molti politici di essere
importantissimo e indispensabile per il futuro della politica
italiana, ha iniziato a chiedere di essere seguito 24 ore su 24, di
esternare su tutto in tempo reale, in sintesi di essere trattato
come un leader. Tutto questo continuando a riconoscere la modica
cifra di 1600,00 euro mensili allo studio Magno, appena sufficienti
per un ufficio stampa di base.
Il giornalista, un po' deluso dalla decadente "normalizzazione" del
politico, ha continuato a seguirlo per quella sorta di rispetto che
in genere si riserva al primo cliente, ma lo scorso settembre la
situazione è precipitata. Brambilla, infatti, si è improvvisamente
messo in testa di avviare un suo studio di comunicazione
multimediale con la certezza di fare soldi a palate, attraverso i
suoi nuovi contatti nazionali e sfruttando come manovalanza "quattro
straccioni di giovani aspiranti giornalisti".
Ha "ordinato" il supporto fondamentale di Magno, il quale ha cercato
invano di farlo desistere dall'impresa, dall'ennesimo capriccio.
Come se non bastasse, Brambilla (sempre più esaltato) ha iniziato a
negarsi a chiunque lasciando il compito di curare anche i rapporti
con Magno ai suoi più stretti familiari: il fratello, la moglie e la
cognata. Una squadra di nullafacenti, ignoranti, cafoni e arroganti.
Magno, messo alle strette, ha rinunciato con effetto immediato alla
collaborazione con Brambilla che ha reagito molto male, arrivando a
minacciare azioni legali, cercando con ogni mezzo di screditare
l'immagine del giornalista e promettendo sangue e vendetta. I
parenti del politico hanno anche iniziato a tormentare il
giornalista giorno e notte con telefonate minacciose (giorno di
natale compreso).
Secondo loro Gregorio Magno è stato un irriconoscente perché, dopo
tanti anni di consulenze milionarie (in realtà pagate pochissimo),
si è rifiutato di continuare a seguire Brambilla e soprattutto di
gestire per conto suo il progetto di comunicazione multimediale.
Adesso il giornalista è stato costretto a rivolgersi al suo legale
per porre fine a questa situazione grottesca. La politica è una
brutta bestia o sono certi politici ad essere delle brutte bestie?
È tutto per oggi
Danilo Lenzo