Il business degli stagisti
Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del "Diario di
Piero" sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.
Milano, 27 novembre – Gli stagisti in redazione non sono un
problema. A sostenere questa posizione stramba sono i
tanti "furbetti del quartiere" che hanno creato il
"business degli stagisti" a loro esclusivo vantaggio.
Nessuno contesta il condivisibile, momentaneo e controllato
inserimento di uno stagista in redazione, affinché possa
apprendere le nozioni del mestiere. Anche i sassi sanno che questa
figura è invece sfruttata, spremuta come un limone per svolgere a
tempo pieno attività di redazione, senza il necessario supporto
giornalistico.
È sufficiente partecipare ad una qualsiasi conferenza stampa,
anche le più delicate o importanti, per trovarsi circondati da un
esercito di stagisti confuso ma felice. Sono spremuti a costo zero
per qualche mese e poi abbandonati nell'immondizia.
A chi giova questo andazzo? Meglio non farsi troppe domande perché
si potrebbe rischiare anche di trovare la testa mozzata di un
cavallo tra lenzuola o nella migliore delle ipotesi di non scrivere
più da nessuna parte.
Una cosa è certa: a farne le spese sono i giornali che perdono
progressivamente di qualità, i giornalisti (dentro e fuori le
redazioni), l'intero sistema dell'informazione. Per quale
ragione un editore dovrebbe assumere un giornalista o attuare forme
di collaborazione con professionisti, quando ha la possibilità di
fare svolgere tutto o quasi il lavoro gratis ad un esercito di
ragazzi volenterosi e in buona fede? In fondo basta soltanto qualche
redattore per coordinare il traffico di stagisti.
È tutto per oggi
Danilo Lenzo