La tessera del partito o lo specchio di casa
Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del "Diario di
Piero" sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.
Milano, 10 giugno - Il mio amico Federico Alberto è depresso.
Ha lavorato per 10 anni in un settimanale di provincia dove si è
fatto le ossa, poi si è specializzato in cronaca politica seguendo
i Palazzi dei vari livelli istituzionali. È sempre stato molto
bravo, sicuro e apprezzato da tutti.
Hanno iniziato a contenderselo politici e partiti di destra, di
sinistra, di sopra e di sotto, soprattutto come consulente in
diversi settori della comunicazione istituzionale, politica e
sociale.
Federico si è lasciato tentare dalle sirene. Ha lasciato il posto
sicuro in redazione per aprire la partita Iva e iniziare a lavorare
come libero professionista. Ha colto la sfida ma è rimasto
scottato.
Nell'ultimo scorcio degli Anni Novanta la sua attività è andata
a gonfie vele. Dal 2000 in poi sono iniziati i guai, sia per la
crisi economica, sia per un progressivo decadimento della
professione giornalistica e della classe politica italiana. Il
fatturato annuo di Federico si è più che dimezzato.
Non solo: oggi più di ieri avere in tasca anche la tessera di un
partito aumenta le chance per lavorare. Non sono mancati i politici
che hanno chiesto a Federico di iscriversi al loro partito in cambio
di una carriera rapida e scintillante.
Il mio amico ha sempre rifiutato. Nessuno è riuscito ad
attaccargli un'etichetta. Anche per questo si era costruito la
fama di essere un bravo professionista ma anche un "cane sciolto" a
rischio.
Il problema è che oggi non basta più essere bravo ma devi
necessariamente schierarti in base al principio "con noi o contro di
noi". Per chi resta indipendente la vita può diventare molto dura,
salvo la possibilità di cambiare radicalmente l'area di
specializzazione.
Alla fine perfino Federico ha ceduto per una pura e semplice
questione di sopravvivenza. Ha accettato di iscriversi ad un partito
e le cose sono subito cambiate in meglio. È diventato il direttore
di un importante settimanale ma non riesce più a guardarsi allo
specchio.
È tutto per oggi
Danilo Lenzo