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STAGISTI/Solo d'inverno nelle redazioni.
Quest'estate Corriere e Repubblica assumeranno con contratti a termine.
(di Massimo A. Alberizzi)


13/06/06



L'annuncio è stato dato qualche giorno fa dal collega Claudio Gerino, del
Cdr di Repubblica. Dopo il Corriere della Sera ora anche il quotidiano
concorrente quest'estate farà a meno degli stagisti per avvalersi di
contratti a termine. E' un'ottima notizia. Ora attendiamo che altre testate
si muovano: gli stagisti non devono entrare nelle redazioni quando i
redattori sono in ferie. Al contrario, quindi, di quello che sostiene il
presidente dell'Ordine della Lombardia, che ieri ha inviato l'ultima nota in
proposito (la riporto in calce).

Franco Abruzzo, che si riconosce nella corrente di Stampa Democratica, basa
in continuazione le sue argomentazioni (di qualunque genere) su
un'interpretazione di norme, leggi e leggine assolutamente di parte. I suoi
ragionamenti sono suggestivi, ma spesso avulsi dalla realtà.

Scrive il presidente dell'Ordine della Lombardia: "molti, sbagliando,
accusano l'Ordine (non solo quello di Lombardia) di inondare le redazioni
di praticanti delle scuole riconosciute, falsi stagisti, ma redattori di
fatto, che rubano il lavoro ai giornalisti disoccupati. Gli allievi delle
scuole frequentano di massima le redazioni dal 1° giugno al 31 agosto di
ogni anno. Qualche volta lo stage viene ripetuto dal 15 dicembre al 15
gennaio. Questi periodi sono quelli contrassegnati dalle ferie dei
redattori, quando a rotazione diverse "stazioni di lavoro" sono libere. E'
inconcepibile una formazione fatta senza l'uso del computer/internet".

Prima di sostenere difese occorre sempre documentarsi. I casi sollevati dal
Corriere della Sera e da Repubblica dimostrano senza ombra di dubbio che i
"molti che accusano" non sbagliano: gli stagisti entrano nei giornali per
lavorare.

Francamente è poi assai curiosa la tesi secondo cui è inconcepibile una
formazione fatta senza l'uso dei computer, mentre è concepibile una
formazione fatta senza tutor, giacché, per stessa ammissione di Abruzzo,
d'estate molti redattori sono in ferie. E, aggiungo io, i pochi che ci sono
non possono dar retta agli stagisti.

Temo che Abruzzo non frequenti le redazioni dei giornali da anni, altrimenti
avrebbe sentito decine di volte ripetere la frase ormai corrente nelle
redazioni: "Scusi, non prendiamo più giornalisti per le sostituzioni estive.
Sa, ora ci serviamo degli stagisti". E' questa una palese dimostrazione che
la confusione tra il ruolo degli stagisti e quello dei colleghi chiamati
nelle redazioni per sostituzioni estive non è un'invenzione, ma una realtà
sfuggita al controllo di Ordine, sindacato e quant'altro. Chiamo a
testimoni quelle decine dei colleghi che si sono rivolti a Senza Bavaglio in
questi anni denunciando situazioni di questo genere. Colleghi che non si
sentono tutelati né dall'Ordine, né dal sindacato.

Riconosco a Franco una grande passionalità nell'affrontare i problemi del
giornalismo, ma talvolta, anzi spesso, il suo impeto lo porta fuori dalla
realtà che lui vede ancorata solo a leggi, leggine e norme, cui pretende di
dare un valore universale. Non è così. Scrive ad esempio: che gli stage
dovrebbero essere frequentati solo dagli studenti delle scuole riconosciute
dall'Ordine. Non spiega perché gli altri dovrebbero essere esclusi. Forse
solo perché non esiste una legge che li regolamenta?

Infine Abruzzo è "convinto, da sempre, che gli aspiranti giornalisti,
privi di saperi scientifici (che si apprendono soltanto nelle Università),
siano destinati a non avere futuro oggi nella professione di giornalista".

Ebbene, ricordo, affinché non vengano propagate notizie fuorivianti, che in
tutto il mondo occidentale la professione giornalistica - data la sua enorme
valenza sociale e il suo ruolo fondamentale perché una democrazia possa
dirsi compiuta - non è obbligatoriamente legata a nessun master e nessuna
laurea. Certo, una laurea può essere un titolo preferenziale, ma non è né
necessaria, né sufficiente. E poi. Una pretesa di questo genere non si
scontra forse con quella libertà di impresa invocata dallo stesso Abruzzo
nel suo intervento in cui sostiene la necessità degli stage?

Troppe contraddizioni per far finta di non sapere che esiste un conflitto di
interessi, come già sostenuto in un mio intervento precedente,
http://www.senzabavaglio.info/new_preo_stagisti.htm
tra disoccupati, collaboratori e stagisti e che le redazioni sono inondate
"di praticanti delle scuole riconosciute, falsi stagisti, ma redattori di
fatto".

Noi, intanto, abbiamo chiesto che l'Ordine nazionale e quelli regionali
pubblichino le liste dei consiglieri che vantano incarichi nelle scuole di
giornalismo, riconosciute e non riconosciute. Così, tanto per sgombrare il
campo da eventuali accuse di conflitto di interesse tra chi deve controllare
i corsi e chi vi partecipa come insegnante.

Infine, per smorzare almeno in parte gli effetti del conflitto tra
aspettative diverse, ribadiamo che noi chiediamo una semplice misura:
utilizzare gli stagisti non nei periodi di ferie, ma in quelli in cui le
redazioni sono piene di colleghi al lavoro, cioè d'inverno. E a chi, come
Abruzzo, teme che non ci siano computer a sufficienza, ricordiamo che i
redattori vanno in corta anche a gennaio. E lasciano il loro posto libero.

Massimo A. Alberizzi
Consigliere Nazionale FNSI
Senza Bavaglio

+ + + + + + +

Scuole e master di giornalismo.
La "Legge Treu n. 196/1997
Prevede la presenza degli stagisti nelle aziende

Le Regioni Lombardia e Marche hanno tagliato del 50%
i contributi agli Ifg di Milano e Urbino.

Scuole di giornalismo in Italia.
Prezzi e servizi a confronto.

Fu stabilito nel 1929 che i 18 mesi di una scuola di giornalismo equivalgono
ai 18 mesi della pratica presso una redazione.

Oggi gli Ordini professionali hanno particolari e peculiari poteri di
autonomia normativa (autodichia).

Molti, sbagliando, accusano l'Ordine (non solo quello di Lombardia) di
inondare le redazioni di praticanti delle scuole riconosciute, falsi
stagisti, ma redattori di fatto, che rubano il lavoro ai giornalisti
disoccupati. Gli allievi delle scuole frequentano di massima le redazioni
dal 1° giugno al 31 agosto di ogni anno. Qualche volta lo stage viene
ripetuto dal 15 dicembre al 15 gennaio.

Questi periodi sono quelli contrassegnati dalle ferie dei redattori, quando
a rotazione diverse "stazioni di lavoro" sono libere. E' inconcepibile una
formazione fatta senza l'uso del computer/internet. Le tre scuole milanesi
(Ifg, Cattolica e Iulm) hanno complessivamente 100 allievi-praticanti ( che
diventeranno 130 con il master della Statale di prossimo avvio) e ricevono
richieste di stage per almeno 300/400 unità. In verità, dopo l'entrata in
vigore della "Legge Treu" n. 196/1997 (Governo Prodi 1), le redazioni
vengono invase da studenti universitari in base a convenzioni tra Atenei ed
aziende editoriali stipulate con riferimento agli articoli 17 e 18 della
predetta legge. Materia, questa, che andrebbe disciplinata da accordi tra
Fnsi, Cnog e Fieg, anche se l'impresa appare difficile (si possono contenere
e limitare gli effetti di una legge?). Prima di lanciare accuse occorre
sempre documentarsi. Nelle redazioni dovrebbero entrare come stagisti
soltanto gli allievi/praticanti delle Scuole e dei master riconosciuti
dall'Ordine e non studenti "generici".
Qualcuno, sbagliando, dice che una legge (?quale?) prevede la riassunzione
dei giornalisti disoccupati da parte delle aziende. Non è vero. Esiste una
lista (gestita dal sindacato) dalla quale i direttori, se vogliono e se
credono, possono attingere. Non si può imporre a nessuno (direttore o
azienda) di assumere. La libertà di impresa non tollera vincoli di questo
tipo. La riassunzione di professionisti disoccupati può essere, come è
avvenuto in passato, incentivata con opportuni "sconti contributivi" da
parte dell'Inpgi. Ed è augurabile che questa politica abbia una nuova
stagione fruttuosa.
Non bisogna commettere errori nel calcolare il numero dei disoccupati: tali
possono dirsi soltanto i professionisti e i praticanti in base all'articolo
4 del Cnlg. Gli altri (i pubblicisti) possono definirsi disoccupati
generici, ma non giornalisti disoccupati, in quanto svolgono attività
giornalistica ma non la professione giornalistica. Il Cnlg li esclude dalle
liste. Anche i praticanti delle Scuole dell'Ordine sono di fatto
disoccupati. I disoccupati su scala nazionale vengono calcolati in 2.700, ma
è un numero senz'altro esagerato qualora si dovessero prendere in
considerazione soltanto professionisti e praticanti senza posto fisso.
Attualmente le Scuole e i master dell'Ordine sono 19, ma ne funzionano 16.
Il numero è stato gonfiato senza tener conto del mercato. Questa è una
critica accettabile e condivisibile. Bisogna parlarne con il Consiglio
nazionale, che decide spesso secondo logiche di campanile. In verità le
scuole dovrebbero esistere soltanto a Milano e a Roma, dove il mercato
giornalistico è robusto. La notizia, in parte nuova, è legata alla decisione
delle Regioni Lombardia e Marche di tagliare del 50% i fondi all'Ifg di
Milano e all'Ifg di Urbino. L'esistenza dell'Ifg di Milano - lo storico
"Carlo De Martino" - non andrà al di là dell'ottobre 2007, quando si
concluderà il biennio in corso. Gli allievi del "De Martino" versano 50
euro all'anno (alla Regione). La decisione delle Regioni di "tagliare" è
collegata alla sforbiciata delle entrate prevista dalle ultime leggi
finanziarie e dalla Ue (che destina meno quattrini al Fondo sociale), ma
anche alle scelte politiche di favorire i corsi privati, dove si pagano da
2.600 a 10mila euro all'anno. Va detto che gli Ifg e i master hanno creato,
dal 1977 in poi, meno di 2mila professionisti, quando, nello stesso periodo,
l'occupazione giornalistica, secondo i dati Inpgi, è cresciuta di 9mila
unità (da 7mila a 16mila unità). I numeri dicono che è falsa l'accusa ai
pr aticanti delle scuole dell'Ordine di aver "sfilato" tutti in posti
creati dal mercato. Chi accusa dimentica che i dottorini/praticanti delle
Scuole hanno molto spesso una marcia in più. Scrivo mentre ho presenti
soltanto i 600 professionisti dell'Ifg "De Martino" (45 direttori, 280
vicedirettori e capiredattori, 250 capiservizio e redattori, 20 addetti
stampa, etc). Sono convinto, da sempre, che gli aspiranti giornalisti,
privi di saperi scientifici (che si apprendono soltanto nelle Università),
siano destinati a non avere futuro oggi nella professione di giornalista.
L'Ifg "De Martino" nei suoi 30 anni di vita ha organizzato decine e decine
di corsi mirati all'aggiornamento dei giornalisti senza posto. Anche questa
esperienza rischia la fine. Con un danno evidente anche per il sindacato,
che non avrà una sede (gratuita) dove dare una speranza a chi è rimasto a
spasso. La Regione Lombardia ha finanziato tutta l'attività trentennale
dell'Ifg - corsi di praticantato e corsi di formazione/aggiornamento - con
un esborso pari a circa 15 miliardi di vecchie lire.
Val la pena di sottolineare una nota curiosa: i giornalisti professionisti
dipendenti non costituiscono una anomalia. La direttiva comunitaria 36/2005
("Zappalà") e il dlgs 30/2006 ("La Loggia") hanno equiparato lavoro
professionale dipendente e lavoro professionale autonomo. Con la
conseguenza che dovrebbero esistere, all'interno degli Ordini, Albi dei
professionisti autonomi e dei professionisti dipendenti. Per quanto riguarda
i giornalisti, finirebbe così la giostra dei numeri dati senza alcuna base
certificata.

Franco Abruzzo, presidente OgL
Milano, 11/12 giugno 2006



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