L'Ordine si preoccupa degli stagisti
ma non pensa ai disoccupati
(di Massimo A. Alberizzi)
5/06/06
Qui sotto riporto il lancio dell’Ansa sulle preoccupazioni
dell’Ordine sul blocco degli stagisti. A me dispiace che l’Ordine non
sia preoccupato prima e cioè quando noi di Senza Bavaglio abbiamo
denunciato in tutte le sedi che gli stagisti venivano utilizzati in
sostituzione dei redattori in ferie, in lunga malattia, in maternità
o in paternità. E soprattutto che esista un conflitto di interessi
profondo tra disoccupati, collaboratori e stagisti: tutti aspirano a
occupare quei pochi posti che sono a disposizione.
Il Corriere della Sera, nei giorni scorsi, ha deciso di bloccare per
quest’estate l’ingresso degli stagisti in redazione. Come sono andate
le cose? Il Comitato di Redazione ha segnalato alla direzione “l’uso
spesso improprio di questi ragazzi all’interno del giornale”
ricordando che la stessa Federazione della Stampa ha richiamato tutti
i CdR a vigilare sul fatto che, in conseguenza al Protocollo d'intesa
7 giugno 1993, " gli stagisti non possono essere inviati a seguire
avvenimenti, né titolare, né impaginare, né scrivere articoli
destinati alla pubblicazione, né possono operare al desk, se non in
termini di mera simulazione… la violazione di questi limiti determina
una violazione di norme imperative di legge e l'automatica
trasformazione del rapporto di stage in rapporto di lavoro
subordinato ”. La Direzione, dopo essersi consultata con i capi desk
dei settori che abitualmente ospitano gli stagisti, ha scelto di
sospendere l'esperimento "fino a quando non verranno definite regole
condivise", “perché altrimenti la Direzione non sarebbe in grado di
garantire al 100 per cento che gli stagisti non vengano utilizzati
per svolgere mansioni di competenza dei redattori e per coprire
eventuali buchi in organico”.
Il condidirettore del Corriere, Paolo Ermini, bene ha fatto a
ribadire la valutazione positiva sulla presenza degli stagisti “che
spesso hanno potuto dimostrare il loro valore, imparare il mestiere e
venire poi assunti al giornale non seguendo criteri clientelari o,
vorrei dire, quasi nepotistici”.
Ora io mi domando e domando all’Ordine Nazionale: se la Direzione del
Corriere sostiene di non riuscire a controllare l’uso improprio degli
stagisti e quindi responsabilmente blocca il loro ingresso al
giornale, pensa forse l’Ordine Nazionale che in giornali minori la
presenza degli stagisti in redazione avvenga nel rispetto delle
regole? Andrà l’Ordine Nazionale a controllare, per esempio, cosa
succederà alla Reuters, dove gli stagisti quest’estate saranno
impiegati per 4 mesi? Controllerà che non sostituiscano i redattori
in ferie?
No. Semplicemente ancora una volta nelle preoccupazioni dell’Ordine
prevalgono ipocrisia e interessi di parte, che nulla hanno a che fare
con lo sbandierato “interesse del giornalismo” a formare i giovani e
a offrir loro un accesso alla professione che scavalchi i soliti
ostacoli rappresentati da raccomandazioni e nepotismi.
Il proliferare delle scuole di giornalismo sta creando decine e
decine di nuovi giornalisti (c’è una scuola perfino a Sassari dove
notoriamente fioriscono le iniziative editoriali), mentre sembra che
i posti di lavoro non siano in espansione. Insomma, il mercato non
richiede nuovi giovani colleghi. In più, come già ripetuto decine di
volte, il riassorbimento dei disoccupati è inesistente, a dispetto di
tutti gli accordi tra FNSI e FIEG e le aspettative dei collaboratori
esterni che vorrebbero entrare in una redazione sono frustrate sul
nascere e nessuno se ne occupa (immagino che l’Ordine sappia cosa sta
avvenendo al Giorno/Nazione/Carlino).
E allora un’altra domanda si impone: se questa situazione è sotto gli
occhi di tutti perché l’Ordine continua a riconoscere nuove scuole?
Quali sono gli interessi che si celano dietro queste delibere? Quanti
sono i consiglieri dell’Ordine Nazionale e degli Ordini Regionali che
hanno incarichi presso le scuole e le università di giornalismo? Sono
pronti gli Ordini (Nazionale e Regionali) a fornire l’elenco? Per
evitare conflitti di interesse non è il caso di sancire
l’incompatibilità tra incarichi istituzionali dell’Ordine e incarichi
nelle scuole?
Qualcuno, dentro il Corriere, si è domandato: ma cosa c’entrano i
disoccupati con gli stagisti? A me pare che l’Ordine non si sia
minimamente posto questa domanda e non si ponga il problema del
conflitto di interessi che si cela dietro questa guerra tra poveri.
L’accesso ai posti di lavoro disponibili sul mercato, avviene
attraverso alcuni canali. Nel caso del giornalismo attraverso: stage,
liste di disoccupazione, richieste private, amicizie, collaboratori,
articoli 12 e così via.
Se gli stage si trasformano in lavoro nero, non sono più stage e
diventano un percorso privilegiato rispetto ad altri che invece
richiedono un esborso di denaro da parte dell’azienda editoriale. Un
percorso che penalizza altre professionalità.
L’Ordine Nazionale con le preoccupazioni per i suoi studenti dimostra
di non aver voluto tener conto di esigenze diverse e di interessi
contrapposti. C’è un posto di lavoro a disposizione? Un sindacato
deve fare in modo che se lo aggiudichi il migliore, non chi si offre
di occuparlo al salario più basso. Per questo, tra l’altro, esiste un
contratto di lavoro che garantisce un minimo di stipendio e obbliga
il datore di lavoro ad assumere a un minimo di stipendio. Altrimenti
se fosse tutto liberalizzato il mercato del lavoro collasserebbe. Ci
sarebbe una folle corsa al ribasso e così sarebbero assunti solo
quelli che si offrono di lavorare quasi gratis. (Un sistema, tra
l’altro, in vigore nel mondo dei freelance. Da qui una parte della
lotta contrattuale che stiamo facendo)
Allora, poiché ci sono realtà diverse che mirano (giustamente) a
occupare i posti disponibili nei giornali e poiché non riusciamo a
codificare figure come amici e parenti, dobbiamo, come sindacato,
concentrarci su ciò che possiamo contrattare con gli editori.
Dunque, stagisti, disoccupati, collaboratori e corrispondenti ex
articolo 12 hanno tutti uno stesso obbiettivo: trovare un posto ex
articolo 1. I loro interessi, insomma, confliggono e noi dobbiamo
adoperarci per attutire il più possibile le frizioni.
Quindi io proporrei all’Ordine e al sindacato una soluzione di questo
genere:
- Per le sostituzioni (estive, ma anche le altre) peschiamo dalle
liste dei disoccupati (molti non hanno più il sussidio e talvolta
fanno la fame) prima di tutto e in secondo luogo, dai collaboratori e
dagli articoli 12 (questi ultimi comunque hanno già un minimo fisso).
Tutti colleghi che, facendosi vedere al lavoro in redazione, possano
aspirare a un’assunzione articolo 1.
- Gli stagisti vengano presi per il loro tirocinio in inverno, quando
le redazioni sono belle piene e il pericolo che lo stage si trasformi
in lavoro nero (e quindi in percorso privilegiato) diventa minimo.
Naturalmente un Ordine serio non si deve scordare di sancire
l’incompatibilità tra incarichi nei consigli nazionale e regionali e
incarichi nelle scuole e bloccare il riconoscimento di qualunque
nuova scuola.
Massimo Alberizzi
Consigliere Nazionale FNSI
Preoccupazione dell'Ordine per la sospensione degli stage:
"A rischio il biennio di formazione per gli allievi praticanti delle scuole"
Roma, 27 maggio 2006. Forte preoccupazione è stata espressa dall'Ordine nazionale dei giornalisti, dopo aver appreso che alcune aziende editoriali hanno sospeso l'effettuazione degli stages previsti per gli allievi delle scuole di giornalismo. Lo rende noto in un comunicato il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti
''Si tratta di una decisione - si legge nel comunicato - che mette a rischio la conclusione del biennio di formazione, giacchè gli stages fanno parte integrante dei diciotto mesi previsti dalla legge per l'ammissione agli esami di stato. L'Ordine sottolinea che l'utilizzazione degli allievi delle scuole nelle redazioni non può essere confusa con quella di altre persone. Si tratta infatti - sottolinea il comunicato del Consiglio - di praticanti, iscritti all'Albo, che hanno già effettuato una parte dell'addestramento, sono coperti da assicurazione e, ultimato lo stage, torneranno nei rispettivi istituti di formazione''.
''In passato - continua la nota - si è assistito a forme sbagliate di utilizzazione degli stagisti, in violazione di leggi e accordi sindacali. L'Ordine sottolinea che essi in nessun caso possono sostituire i professionisti assenti per ferie, ma sarebbe grave impedire di fatto l'effettuazione degli stages, che concludono la formazione prima dell'ammissione alla professione. Le aziende del resto hanno firmato accordi e convenzioni con le scuole stesse. E' sbagliato bloccare il processo di formazione dei praticanti. Occorre invece - conclude il comunicato - regolamentare la loro presenza nelle redazioni, attraverso accordi con la Federazione della Stampa e con la Federazione degli Editori, con le quali il Comitato Esecutivo dell'Ordine è pronto a collaborare''. (ANSA)