TFR/Marchette tante (anche giganti), informazione poca
(di Lorenzo
Guadagnucci)
16/05/07
Vedo su Repubblica di oggi (16 maggio 2007) una perfetta rappresentazione
dell'informazione economica nei nostri tempi. Hanno allegato al giornale una
Guida al Tfr che è in realtà una guida ai fondi pensione, nel senso che in
tutte le pagine, a cominciare dai due articoli in prima, spinge i lavoratori
a scegliere senz'altro i fondi pensione, senza proporre il benché minimo
cenno alle ragioni che potrebbero indirizzare in senso contrario.
Nell'articolo di apertura si dice amaramente che "il Tfr, con tutto il suo
antistorico paternalismo, piace ancora agli italiani". E' inutile dire che
l'inserto si giova di numerose inserzioni pubblicitarie: due manchette col
numero verde istituito dal governo in prima pagina, una pagina al Alleanza
Assicurazioni in seconda, un piede di Banca Mediolanum in terza, una grossa
inserzione di Caam sgr in ottava, un'altra di Intesa San Paolo in decima,
una pagina di Banca Carige in tredicesima, quasi una pagina di Piooner
invetsiments in 14, una pagina di UbiBanca in 15, un'altra di Arca in ultima
(pagina 16).
Siccome a pensare male si fa peccato ma ci si indovina, a questo punto non
sorprende che nell'intero inserto non compaia alcun accenno alle varie
ragioni che stanno spingendo molte persone a mantenere il Tfr in azienda
senza affidarsi alla Borsa (i rischi di tracolli borsistici, i rendimenti
incerti, le trattenute degli operatori finanziari, il contributo che si dà
alla finanziarizzazione dell'economia e della previdenza...)
Potremmo parlare anche delle tabelle con la simulazione di rendimenti futuri
per categorie di lavoratori (atipico trentenne, operaio specializzato
40enne, quadro bancario 40 anni) nelle quali si indicano cifre finali senza
dire quali sono le ipotesi di rendimento.
Nell'articolo più vicino si citano i rendimenti osservati in passato, ma non
si dice mai che il passato non dà alcuna garanzia sul futuro, né che ogni
ipotesi è appunto ipotetica, visto che l'andamento delle Borse non è
prevedibile e che può bastare un 11 settembre alla vigilia del proprio
pensionamento per azzerare tutto.
Volendo, potremmo anche parlare delle indicazioni bibliografiche, che non
includono un noto libro di Paolo Andruccioli (Feltrinelli editore) che ha un
titolo forse preoccupante per una Guida del genere: "La trappola dei fondi
pensione" (e non è affatto un libro estremista, semplicemente mette in luce
il fatto che questa riforma sposta i rischi previdenziali sui lavoratori e
mostra le varie zone grigie della questione, senza peraltro sconsigliare a
priori l'investimento nei fondi pensione; Andruccioli anzi alla fine dice
che per i più giovani, in questa situazione, la scelta dei fondi può essere
vista come una tragica necessità).
Ma tutto questo è ancora nulla, perché sul giornale principale compare una
piccola cosa assolutamente rivelatrice.
Nella rubrica delle lettere c'è un intervento nientemeno che di Victor
Uckmar, illustre fiscalista (il più importante in Italia), il quale ricorda
che il padre, consulente dei lavoratori dell'industria, fu fra i sostenitori
dell'introduzione del Tfr nel '39, e che ancora oggi, scrive Uckmar, "il
mantenimento del Tfr è vantaggioso".
Uckmar cita i dubbi sugli andamenti borsisitici ("in stato di euforia: ma
quanto durerà?"); sulla massa di carta che fa temere futuri sgonfiamenti;
sul presunto beneficio che i fondi pensione apporterebbero all'economia
italiana: "il 98% dell'economia italiana è svolta da imprese non quotate",
"e chi assicura che gli investimenti saranno destinati alla borsa
italiana?"
Insomma, le più che ragionevoli osservazioni dell'illustre esperto sono
relegate alla pagina delle lettere, mentre la Guida con le informazioni per
scegliere è un prodotto a senso unico ben sponsorizzato.
Sto parlando di Repubblica perché la lettera di Uckmar e come è stata
trattata rende la cosa particolarmente evidente, ma sarebbe facile
documentare che l'intera stampa nazionale, un po' per convinzione, un po'
per adesione spontanea al "pensiero unico" dell'economia, un po' per
interesse pubblicitario, ha fatto informazione a senso unico, quindi non ha
fatto informazione, su uno dei passaggi più importanti degli ultimi anni sul
piano economico-sindacale-previdenziale.
Lorenzo Guadagnucci