ORDINE/Un istituto che crea troppo disordine (di Pino Nicotri)
25/09/06
Lo dico subito chiaro e tondo, senza giri di parole: sono per
l'abolizione degli ordini professionali, compreso quello dei
giornalisti. Perché? Per vari motivi, e non solo perché storicamente
sono nati come emanazioni dei famosi "fasci" di mussoliniana memoria,
detti anche corporazioni.
Poiché però non amo innamorarmi delle mie idee facendo muro nei
confronti delle idee altrui, provo a vedere come arrivare a un
compromesso decente.
Per esempio, non sono contrario a che Senza Bavaglio partecipi alle
prossime elezioni dell'Ordine per vivere un certo periodo durante il
quale verificare se davvero questo organismo può essere cambiato in
modo da diventare utile o se deve essere abolito perché
irriformabile.
La Storia dimostra che con quello che una volta si chiamava entrismo
non si combina poi molto. Però dimostra anche che lo slogan e la
prassi che "lo Stato di abbatte ma non si cambia" non sempre è sano e
produttivo.
Evito quindi la posizione che "l'Ordine si abbatte ma non si cambia".
Vediamo se e cosa si riesce a combinare di buono con la prossima
"legislatura" dell'Ordine, e poi ne riparliamo.
Intanto, ecco quali sono i motivi per cui preferisco l'abolizione
anche del nostro Ordine.
1) - Beh, il primo e più banale di tutti è che non vedo che senso ha,
se non assurdo e inammissibile privilegio, mantenere l'Ordine dei
giornalisti mentre gli altri vanno aboliti in base a quanto disposto
dall'Unione Europea. Anzi, è già molto strano che in Italia ci siano
gli ordini e negli altri Paesi civili no. Ancor più strano che questa
stranezza sia sopravvissuta al crollo del fascismo che l'aveva creata.
2) - Alle elezioni per l'Ordine ci va a votare troppo poca gente.
Reputo immorale che si occupi delle deontologia professionale e
perfino delle sanzioni ai colleghi un organismo votato da una piccola
minoranza. Basta già questo a togliere legittimità ai rappresentanti
dell'Ordine: con quale faccia un Pinco Pallo o una Pinca Palla,
votata per giunta solo da una frazione della minoranza dei votanti,
possono deliberare su faccende cha magari riguardano fior di
professionisti di valore? Mi sono sempre chiesto come fanno a non
vergognarsi gli emeriti sconosciuti e le emerite sconosciute che per
esempio siedono nel consiglio dell'Ordine della Lombardia e votano
sanzioni o provvedimenti contro o a favore di colleghi al cui
confronto valgono professionalmente poco o nulla.
3) - L'Ordine dei giornalisti, o meglio gli Ordini al plurale, cioè
quelli regionali più quello nazionale, sono di fatto delle burocrazie
che non hanno poi molto a che vedere col giornalismo reale. Per ovvi
motivi di tempo disponibile, spesso i dirigenti degli Ordini sono
dei colleghi in pensione, assai stimabili, ma poco addentro alle
novità della professione e alle tendenze del suo divenire futuro.
Anch'io quando andrò in pensione, tra pochi anni, sempre che Dio-
Allah-Jahvé-Visnù&C-Manitù-O-Come-Lo-Vogliamo-Chiamare non preferisca
prima farmi passare a miglior vita presso di Sé, vorrei avere
qualcosa da fare per restare in contatto col giornalismo e non
passare le ore ai giardinetti. Ma non è scritto da nessuna parte che
ciò debba avvenire a spese o sulle spalle dei colleghi ancora in
attività dedicandomi all'Ordine. So che questa mia osservazione, la
numero 2, può parere irriverente, ma non lo è: è solo chiara e
realistica.
4) - Periodicamente si "scopre" che nel giornalismo si annidano fior
di mascalzoni, che vendono la dignità professionale e il proprio
onore (la prima mi interessa, la seconda assai meno) agli offerenti
più diversi. Renato Farina possiamo dire che non è un mascalzone, ma
trovo rivoltante che possa ancora scrivere su un giornale. Mi duole
molto, e non scherzo, dato che lo conoscevo e lo stimavo, ma anche
gli errori alla Luca Fazzo credo andrebbero sanzionati severamente.
Sicuramente andrebbero sanzionati molto severamente, con la cacciata
dalla professione se non con la galera, i colleghi che hanno scritto
o titolato sui principali giornali italiani che proseguiva "la
produzione di bombe atomiche in Iraq", balla colossale e criminale
per giustificare la successiva invasione dell'Iraq. Non intendo
discutere se fosse o no il caso di invadere l'Iraq, mi limito a far
rilevare che le frottole vanno sanzionate, specie quando sono
rifilate per poter creare tragedie da decine di migliaia di morti,
tra i quali una marea di civili innocenti, donne e soprattutto
bambini compresi. Andrebbero anche sanzionati e cacciati i colleghi
che - solo per supportare la politica estera di un capo di governo
che, guarda caso, era anche il loro editore - hanno propalato e
avvalorato il falso dossier sull'uranio comprato da Saddam in Niger,
altra bufala rifilata al mondo per spaventarlo e avere così una scusa
buona per poter invadere l'Iraq.
Non è la prima volta che tiro fuori questi argomenti, ma vedo che
continua a non succedere niente. Beh, ma se un Ordine non riesce a
mettere ordine in casi così gravi, che cavolo di Ordine è? A cosa
serve?
4 bis) - Sere fa un collega mi ha fatto notare che l'Ordine a volte
infligge sanzioni più velocemente della magistratura, notoriamente
troppo lenta, e che quindi dovrei essere favorevole a mantenerlo in
vita.
Scusate, ma il problema non è di tipo forcaiolo, non è cioè che io
voglia a tutti i costi le sanzioni e quant'altro, gli è invece che
desidero che le cose, se esistono, abbiano un senso. Più che le
sanzioni preferisco la giustizia. E quindi vorrei che a giudicare e
se è il caso a sanzionare il nostro operato bastassero il codice
civile e il codice penale. Anziché battermi perché l'Ordine resti in
vita credo sia preferibile battersi perché la giustizia funzioni, e
velocemente! Questa infatti riguarda tutti, non solo la nostra
corporazione. Inoltre, poiché una sentenza dell'Ordine può essere
cassata dalla magistratura se un collega vi fa ricorso, mi chiedo
perché non lasciar subito mano libera al magistrato.
Vogliamo altre regole per il nostro lavoro,in modo che sia più
difficile esercitarlo con disonestà? Bene, chiediamo al parlamento di
varare quanto necessario, visto anche che in parlamento siedono una
ottantina di giornalisti (che lucrano sulla mungitura previdenziale
dell'Inpgi, due anni di contributi pagati dall'Istituto, cioè da noi,
per ogni anno al parlamento. Ma tralasciamo).
5) - Restando in tema di sentenze: il "tribunale" che nell'Ordine
nazionale giudica in appello i provvedimenti inflitti ai singoli
colleghi dagli Ordini regionali è chiaramente improponibile, se non
illegale. Perché? Per il semplice motivo che nei confronti dei membri
di quel tribunale manca l'istituto della ricusazione per legittima
suspicione, quando invece la legittima suspicione è legittimata dalla
sua stessa struttura.
Quell'insieme di uomini e donne giudicanti è infatti eletto per
appartenenza a singole liste politico-sindacali. E chi garantisce
che, per ipotesi, un membro di Senza Bavaglio sarebbe imparziale nel
giudicare un collega di Nuova Informazione? A giudicare dagli odi che
corrono e dalle coltellate che girano, non c'è nessuna garanzia di
imparzialità: vale a dire, nessuna garanzia di giustizia.
Faccio un esempio, per evitare che sembri io faccia solo teoria
cercando il pelo nell'uovo. Di recente ho vinto una causa civile
contro il collega Maurizio Calzolari, membro eminente di Nuova
Informazione tanto da essere stato anche membro del consiglio di
amministrazione dell'Inpgi. Qualche mese prima sono stato giudicato a
Roma, dal "tribunale" dell'Ordine nazionale, al quale avevo fatto
ricorso per una sanzione comminatami dall'Ordine della Lombardia.
Bene. O meglio, male. Nessuno può garantire che al momento di votare
cosa decidere nei miei confronti - colpevole, innocente o metà e metà-
non ci sia stato qualche collega amico o sodale politico-sindacale
del buon Calzolari che abbia deciso non secondo coscienza, ma secondo
simpatia/antipatia non solo "partitica" provocata dal fatto che
presso il tribunale di Milano, quello vero a palazzo di Giustizia,
era in corso una mia causa civile contro l'ottimo Calzolari.
6) - L'Ordine è arrivato in più regioni a una contraddizione
clamorosa, diventata la classica goccia che fa traboccare il vaso
descritto nei 5 punti precedenti. Parlo della creazione delle scuole
di giornalismo, che ormai sono un diluvio. Con la scusa del "largo ai
giovani!" - guarda caso la stessa scusa invocata oggi dai dirigenti
della Fnsi che firmando il vecchio contratto nazionale di lavoro
senza il vaglio collettivo del referendum hanno permesso lo
sbarramento della strada ai giovani - ormai troppi Ordini regionali
vanno contro altri giovani e non giovani. Sfornare un nugolo di
professionisti in un'epoca di sottoccupazione se non di
disoccupazione non mi pare molto saggio. E mi pare proprio demenziale
allagare le redazioni dei principali giornali con una pletora di
stagisti che di fatto impedisce per esempio il primo ingresso
prolungato in redazione dei collaboratori esterni, in quanto tali
giovani anche anagraficamente, che prima dell'invenzione degli
stagisti venivano utilizzati per le sostituzioni estive, per molti il
primo passo verso l'assunzione. Con la pioggia degli stagisti è più
difficile anche il reintegro al lavoro dei disoccupati, cosa molto
grave e immorale.
Ma la contraddizione più fastidiosa e insuperabile è un'altra. Un
freelance o un collaboratore magari fisso, pur esercitando
esclusivamente il lavoro di giornalista, si vedono negare dall'Ordine
il riconoscimento d'ufficio del praticantato se non guadagnano
annualmente almeno quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro
per il minimo tabellare del praticante. Uno stagista invece, che non
lavora, non guadagna una lira e anzi paga o meglio si fa pagare da
mamma e papà fino a 10.000 euro - cifra davvero pazzesca! - per poter
frequentare una scuola di giornalismo, ebbene lui si vede regalare
l'accesso all'esame di praticante e quindi il titolo di giornalista.
Proprio come se l'avesse comprato pagando il balzello dell'iscrizione.
Questo uso dei due pesi e due misure è uno sconcio che squalifica
qualunque Ordine.
Nella mia qualità di consigliere generale dell'Inpgi membro della
commissione Acquisti e dismissioni immobiliari mi ha colpito il fatto
che alcuni Ordini regionali non solo chiedono all'Istituto l'acquisto
di sedi molto sovradimensionate perché ci vogliono scodellare
anch'essi la loro brava scuola di giornalismo, ma arrivano a indicare
perfino quale immobile comprare.
E' una prassi che non mi piace, per due motivi. Il primo è che quando
prima o poi le scuole di giornalismo passeranno sotto l'egida delle
Università non si capisce bene che fine farà lo spazio immobiliare
lasciato libero, e quindi chi ne paga l'affitto all'Inpgi.
Il secondo è che i possessori di immobili usano ringraziare con
ricche mance sottobanco, dette anche bustarelle o tangenti, chi
gliene fa vendere. L'occasione fa l'uomo ladro. Anche la donna, se è
per questo. Mi pare che anche la nostra categoria professionale sia
composta di uomini e donne. Oltretutto qui non si tratta neppure di
essere ladri, ma solo incassatori. E' chiaro il concetto?
7)- Quanto incamerano in totale le scuole di giornalismo sotto forma
di tassa di iscrizione, di contributi degli enti locali e degli
eventuali sponsor privati nonché della Comunità europea e
quant'altro? Quanti sono gli insegnanti di queste scuole, chi e come
li sceglie, quanto guadagnano, quante cattedre possono arrivare ad
avere e in quante scuole ovvero quanto arrivano a guadagnare? Perché
non viene pubblicata una lista con nomi, cognomi, somme percepite,
motivi della nomina a insegnare per una data matteria, ecc., per
tutti coloro che insegnano nelle scuole? Domande scomode, mi rendo
conto, ma che vanno fatte onde evitare i mormorii e il continuare a
prenderci in giro. Può essere che sia tutto più che lindo e
trasparente, e allora è bene si sappia. Altrimenti si promuove il
mormorio e si legittimano le malelingue.
CONCLUSIONE: proviamo pure a partecipare alle prossime elezioni per
il rinnovo dei rappresentanti dell'Ordine, ma che sia un fidanzamento
vigile, che non necessariamente deve diventare un matrimonio per
giunta antidivorzista. Di solito con l'entrismo non si è mai risolto
nulla.
Pino Nicotri
Consigliere Generale Inpgi
Senza Bavaglio