24/07/05



Una legge sbagliata: penalizza Caselli ma penalizza anche Grasso

di Vittorio Grevi

 

Dal Corriere della Sera di domenica 24 luglio riprendiamo questo articolo di Vittorio Grevi che illustra con chiarezza

l'iniquiotà della nuova legge che riforma la magistratura e la giustizia nel nostro Paese.

 

LEGGI SBAGLIATE

 

per Caselli (e per Grasso)

 

 di VITTORIO GREVI

 

A pochi giorni dal voto di fiducia che, impedendo l'ordinaria dialettica parlamentare, ha sancito il varo, probabilmente definitivo, della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, si continua a discutere sulla anomalìa rappresentata dalla «nuova norma» introdotta all'ultimo momento nel medesimo testo, allo scopo di modificare con effetto subitaneo i requisiti di età per l'accesso agli incarichi direttivi degli uffici giudiziari.

 

Una norma che non solo per la sua fisionomia sostanzialmente «fotografica», avvalorata dalla clausola della sua immediata operatività anche nelle procedure concorsuali già in atto, ma anche per il non sottaciuto intento del suo proponente (il senatore Bobbio), appare anzitutto diretta ad escludere un magistrato limpido e benemerito come Giancarlo Caselli dal concorso per la nomina al vertice della Procura nazionale antimafia.


Dopo una nutrita serie di leggi «ad personam», volte ad incidere sugli sviluppi di vicende processuali concernenti qualche personaggio politico di spicco (e la serie non è finita, se si pensa all'allarmante prospettiva di una legge diretta ad abbreviare senza ragione i termini di prescrizione di molti reati), dobbiamo adesso registrare con grave sconcerto anche l'approvazione di una disposizione chiaramente «contra personam». E, per di più, come tale destinata ad inquinare sotto diversi aspetti la procedura concorsuale pendente dinanzi al Consiglio Superiore della Magistratura per la designazione del successore del procuratore uscente Piero Luigi Vigna.


Se da un lato, infatti, una disposizione del genere risulta indecorosa in quanto orientata a «tagliar fuori» dalla competizione un candidato che, al momento del bando, aveva il pieno diritto di parteciparvi, dall'altro la medesima disposizione rischia di risultare controproducente anche nei confronti dell'altro principale candidato (l'attuale procuratore di Palermo Piero Grasso, egli pure magistrato benemerito e di grande esperienza sul fronte della criminalità mafiosa). Il quale, qualora dovesse risultare designato a seguito della forzosa estromissione di Caselli, potrebbe vedere appannato lo smalto del proprio successo a causa della anomalia della situazione verificatasi.


La verità è che - al di là del confronto concreto tra Giancarlo Caselli e Piero Grasso - l'intervento legislativo volto a rendere immediatamente applicabili i nuovi limiti di età stabiliti per le nomine dei capi degli uffici giudiziari, appare aberrante, perché pretende di imporre al Csm la modifica delle regole per le suddette nomine «a treno in corsa», cioè con riguardo altresì a procedure concorsuali già da tempo avviate.

 

Il che appare palesemente irragionevole, e perciò inaccettabile sotto il profilo costituzionale (al punto da poter attirare l'attenzione dello stesso capo dello Stato), anche in rapporto ai principi dell'autonomia decisionale del Csm e del buon andamento dell'amministrazione della giustizia: soprattutto quando si pensi alle numerose procedure che ne risulteranno paralizzate di fronte al medesimo Csm, con grave rischio di disfunzioni dei relativi uffici giudiziari.


È davvero singolare che i vari esponenti politici ed istituzionali, i quali nei giorni scorsi (a cominciare dal presidente del Senato Pera) hanno contestato il diritto del Csm di esprimere il proprio parere su una disposizione tanto discutibile, non abbiano invece detto nulla circa il contenuto abnorme di tale disposizione.

 

Con la quale, in sostanza, il Parlamento si è inserito pesantemente all'interno di una procedura concorsuale (anzi, di molte) già in atto, vincolando così la delibera del Csm all'osservanza di regole nuove e diverse, rispetto a quelle su cui i candidati avevano fatto legittimo affidamento.


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