Calcio malato e informazione malata: un nodo da spezzare
(di Pier Luigi Todisco)
13/06/06
"Le regole ci sono, basta farle rispettare". "No, cambiamole per
rafforzarle". Da qualche settimana, questi due ritornelli (recitati a
volte in modo onesto e sincero, ma in altri casi con un antipatico
retrogusto di furbettismo) ricorrono continuamente nell'ambiente del
calcio. Ma da subito gli stessi ritornelli sono rimbalzati, come
pesanti palloni, nel mondo dell'informazione, coinvolto nello
scandalo del calcio attraverso alcuni nomi eccellenti.
Ebbene, tutti e due i palloni vanno giocati, con la consapevolezza
appunto del loro peso, che va ben al di là dei 450 grammi previsti
dal regolamento federale.
Le regole ci sono, è vero. Il contratto nazionale di lavoro
giornalistico garantisce la tutela della professionalità, e una
giurisprudenza ormai robusta dovrebbe dare riferimenti utili nella
lotta contro la dequalificazione e il mobbing. Eppure è di questi
giorni il caso della collega di RaiSport Francesca Sanipoli, esclusa,
a quanto risulta, da servizi di alto profilo professionale nel suo
ambito (quelli relativi alla Juventus) e alla quale va tutta la
nostra solidarietà.
Quindi, nell'ipotesi più auspicabile, quella secondo cui le
decisioni relative al mancato impiego della collega siano state
dettate ai suoi superiori da motivi esclusivamente professionali, è
immaginabile che l'azione del sindacato si sia dovuta fermare a
quanto disposto dall'articolo 6 del contratto in merito ai poteri di
scelta del Direttore. Ma forse l'Ordine professionale avrebbe potuto
fare la sua parte, magari col supporto di una realtà legata
specificamente al giornalismo sportivo come l'Ussi (Unione stampa
sportiva Italiana), in difesa della professionalità della collega.
Ma se dovesse trovare conferma l'ipotesi secondo cui
quell'esclusione sia nata da violazioni deontologiche gravi da parte
di qualche collega che ricopre incarichi di responsabilità a
RaiSport, allora sarebbero chiare l'insufficienza delle regole oggi
disponibili e la necessità di rafforzarle. Occorre innanzitutto che
gli Ordini regionali si dotino di un sistema sanzionatorio più certo,
rapido e incisivo.
Serve però soprattutto una cultura della prevenzione, da
introdurre attraverso norme varate dall'Ordine nazionale e
sottoscritte dagli editori. Pensiamo, per esempio, a una forma di
turnazione nelle cariche in settori particolarmente a rischio
(politica, economia, sport, moda, salute) e nella copertura di realtà
particolarmente delicate (partiti, aziende, squadre...); al divieto
di incarichi, collaborazioni e consulenze di comunicazione
(newsletter, siti, etc.) a giornalisti che operino negli stessi
settori o in settori collegati a quelli dei committenti; e ancora,
all'introduzione, in ogni testata, di una figura (o un organismo) di
garanzia per i lettori, che sia espressione dell'Ordine e
interlocutore di direttore ed editore.
Pier Luigi Todisco
Senza Bavaglio