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SOMALIA/Salvato (anche) da Betulla
(di Massimo A. Alberizzi)


07/12/06


L’ho scampata bella, ma mi sono meravigliato perfino di me stesso (più tardi, naturalmente) per la freddezza con cui rispondevo alle domanda di Mahad sulla pista dell’aeroporto di Mogadiscio. Prima, quando mi hanno arrestato, ero terrorizzato e anche quando hanno cominciato con le domande devo dire, senza vergogna, che tremavo. Dovevo essere di un bianco cadaverico e loro forse mi hanno considerato già cadavere. Dopo la prima domanda ho invece reagito bene rispondendo con cura e senza più battere i denti. Mi hanno trattato con gentilezza e se non ci fosse stata quella telefonata di Shek Hassan Daher Aweis, arrivata a Mahad nel momento cruciale dell’interrogatorio (la presenza di truppe eritree a fianco delle Corti Islamiche Somale) forse sarei in una cella fondamentalista della capitale somala.

Shek Hassan, per inciso, è considerato un terrorista, ma questa vicenda dimostra che non lo è. Ha capito che se avessero ammazzato un giornalista infedele forse Allah sarebbe stato contento, ma la comunità internazionale no. La comunità internazionale più forte di Allah? No, certamente no, ma Allah dispensa buoni consigli ai suoi fedeli.

Naturalmente durante quell’interrogatorio ho pensato a Betulla e nel momento in cui mi hanno contestato di essere una spia l’ho pensato ancora più intensamente con quel suo bel faccione paffutello.

Devo dire che Mahad non ha insistito particolarmente con quell’accusa, e qualche ora dopo, quando sono stato riportato in albergo, ho capito perché: quando i servizi segreti delle Corti (o chi per loro) sono entrati su internet e hanno incrociato su google o qualche altro motore di ricerca il mio nome non solo sono venuti fuori i miei articoli sul Corriere della Sera, ma il loro computer ha elencato anche la mia polemica sul caso Betulla pubblicata dal Barbiere della Sera e da Senza Bavaglio. In Somalia sono in tanti a leggere l’italiano e nella folle ricerca di prove a mio carico sono capitati nelle mani di chi voleva una punizione esemplare anche quegli scritti.

Non so se siano stati gli elementi essenziali nella mia liberazione, ma forse un ruolo lo hanno giocato.

Tutto ciò deve indurre a una profonda riflessione. Ogni collaborazione organica tra giornalismo e servizi segreti deve essere reciso con intransigenza e fermezza. Attenzione, io non sto dicendo che gli uomini dei servizi non debbano essere compresi tra le fonti di un giornalista. Come la polizia, i carabinieri, i giudici e gli avvocati anche gli uomini dell’intelligence possono essere utili alla ricostruzione di una storia. Io dico che non ci si deve prestare ai loro interessi, come, per altro, non ci si deve prestare agli interessi di nessun altro.

Oggi, 7 dicembre, è il mio compleanno e sono contento di poterlo festeggiare (dormendo tutto il giorno, spero) ancora. Qui in Africa abbiamo due ore in più. Appena sveglio ho trovato un sms di un collega, Pierpaolo: “Ciao sono contento che sei vivo. Buon compleanno”.

Massimo A. Alberizzi

Consigliere Nazionale FNSI

Senza Bavaglio




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