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INPGI 2/Diritto d’Autore. Ingannati da Franco Abruzzo - 3



23/07/07


Di chi sia la colpa – se di colpa si tratta - non si capisce bene. Una cosa
però è certa: chi ci va di mezzo sono sempre e solo i freelance.

La querelle sulla questione INPGI 2/diritto d’autore è storia antica. Torna
prepotentemente di attualità oggi quando tutti quei colleghi che hanno
seguito le indicazioni e gli incitamenti dell’allora presidente dell’Ordine
della Lombardia, Franco Abruzzo, si sono ritrovati a ricevere le cartelle
Esatri per migliaia di euro, tra arretrati e pesantissime more da pagare
all’INPGI 2. C’è chi addirittura si è trovato a dover pagare più di 20.000
euro e, bontà sua, il grande esattore INPGI ha concesso un centinaio di
rate.

Ma non è questo il punto. Passano gli anni ma il sistema è sempre lo stesso,
da una parte la strategia del terrore puntualmente esercitata dalla Gestione
separata dell’INPGI, dall’altra i freelance terrorizzati e indifesi. Chi ha
seguito le indicazioni di Abruzzo ora, disperato, non sa come recuperare i
soldi che deve all’INPGI e pensa a soluzioni estreme tipo cancellarsi
dall’Ordine e smettere di esercitare una professione che ormai - tra tasse,
contributi, pagamenti dei compensi sempre più ridotti e che arrivano dopo
mesi dalla pubblicazione nonostante le leggi, nessuna difesa sindacale - non
offre più alcuna prospettiva.

Chi non si è mai iscritto all’INPGI 2 – per ignoranza della legge, e questa
ben lo sappiamo, non è ammessa – e oggi vorrebbe farlo non sa come gestire
la cosa perché sicuramente il nostro Istituto inesorabile andrà a rivangare
nel passato del giornalista. Così poi, come una mannaia, piomberanno
richieste di pagamenti arretrati ben conditi da salatissime more.

Ma anche un’altra cosa è certa: da una parte c’è l’ex presidente dell’Ordine
della Lombardia che ha incitato i freelance a non pagare il contributo
previdenziale per i redditi che derivano dalla cessione di Diritto d’Autore.
Dall’altra l’INPGI come un segugio scova chi non ha versato i contributi e
puntuale colpisce. Gli editori, tutti, si rifiutano di pagare il 2% quando
si tratta di compensi inquadrati come cessione di diritto d’autore, e non
solo. E i freelance pagano…

E quindi i casi sono due per mettere fine al dissanguamento finanziario dei
colleghi.

1) O Abruzzo interviene con i suoi legali e controlegali e si fa carico di
far valere le sue idee e di difendere nei confronti dell’INPGI tutti quei
freelance che hanno seguito le sue indicazioni.

2) Oppure l’INPGI decide di prendere una volta per tutte le difese dei
freelance che hanno seguito le indicazioni di Abruzzo e li aiuta a rivalersi
legalmente proprio su di lui.

Ma ci sono anche altre decisioni non facili da prendere. Ci sono colleghi
che invece hanno sempre pagato, fin dal lontano 1996, e in molti casi hanno
anche pagato per i propri editori quel misero 2% che sarebbe appunto a
carico dell’editore. Spesso è inutile chiedere che venga aggiunto al
compenso pattuito: tanto vale pagare di tasca propria, se non altro per una
scelta di quieto vivere con il nostro Istituto.

Sanare chi non ha pagato non sarebbe forse giusto nei confronti di chi
invece ha sempre pagato. E allora? Non diamo niente per scontato, forse ci
sono ancora molti colleghi che non hanno capito che il contributo
obbligatorio è dovuto all’INPGI per legge. Come ci sono ancora editori che
insistono nel voler pagare all’INPS e altri che non si sognano nemmeno di
pagare il 2% a loro carico, perché ritengono non sia dovuto per legge.

Forse, per esempio, si potrebbe ancora una volta “comunicare”. Inviare una
lettera – l’ennesima diranno i dirigenti, ma essenziale e necessaria diciamo
noi – a tutti gli iscritti all’Ordine che non risultano contrattualizzati e
non sono ancora iscritti all’INPGI 2 per comunicare loro perché e in che
modo sono obbligati ad iscriversi all’INPGI 2, garantendo però che ci si
limiterà ad accogliere la nuova iscrizione tout court senza andare a
rivangare il passato. Una volta per tutte forse sarebbe opportuno chiudere
con il passato e aprire a presente e futuro.

Nello stesso modo sarebbe bene comunicare a tutto il mondo dei media, senza
dimenticare i piccoli, piccolissimi editori che

1) devono versare il 2% a tutti i giornalisti che collaborano con loro.

2) per tutti gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti (professionisti o
pubblicisti), i contributi sono di competenza INPGI e non INPS.

Saranno banalità, cose dette e magari già fatte; purtroppo, assicuriamo: non
sono assolutamente acquisite. E’ giunto il momento di ribadire questi
concetti per dare un aiuto concreto a chi, nell’esercizio della libera
professione, trova solo ostacoli, vessazioni e ricatti. E deve,
incredibilmente, mettersi ancora oggi a litigare con il proprio referente
solo per evitare che i contributi finiscano all’INPS!

Infine un dato di cronaca importante. Finalmente – dopo solo undici anni dal
nostro primo documento in cui lo richiedevamo – FNSI e INPGI hanno capito
che è vitale che il contributo dovuto all’INPGI 2 arrivi ai parametri
dell’INPS per raggiungere una vera pensione.

Cioè percentuale di contributi più alta, ripartiti però 2/3 a carico dei
committenti e 1/3 dei giornalisti, il tutto versato direttamente dagli
editori/committenti all’Istituto. Così, tanto per evitare i soliti abusi. E
finalmente i dirigenti si stanno muovendo con forza con il Ministero del
Lavoro nell’ambito della proposta sulle Modifiche al Mercato del Lavoro.
Alleluia brava gente.

Senza Bavaglio




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