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23/10/05

L’istituto del referendum rafforza la FNSI (di Giorgia Cardini)

 

"Chiedono l'introduzione del referendum per indebolire il vertice del sindacato".

"Il referendum comporta la minaccia di un asemblearismo permanente".

"E' una pistola alla tempia di Serventi Longhi".

"E' pura demagogia, buona per fare un po' di pubblicità a Senza Bavaglio".

Sono solo alcune delle critiche che ci siamo sentiti rivolgere in questi mesi da colleghi di varie componenti sindacali della Fnsi, nell'ambito della discussione riguardante l'ipotesi di introdurre nello statuto il referendum sul nuovo contratto nazionale di lavoro. Ma sono critiche prive di fondamento.

Certo, quella del referendum è un'ipotesi che affonda la radici nella decisione, quattro anni fa, di non procedere alla sua indizione nonostante la raccolta (in una settimana) di 3.000 firme a favore del voto sul contratto appena siglato. Sicuramente, in quell'occasione miravamo a bocciare sonoramente un contratto che in tante parti non ci soddisfaceva e la reazione dei vertici della Fnsi fu ovvia: un "no" referendario al contratto sarebbe stata una sfiducia nei confronti dell'intera giunta...

Quello che proponiamo oggi è però qualcosa di profondamente diverso: intanto, perché non si tratta di una proposta strumentale e isolata, visto che l'articolo sul referendum fa parte di un pacchetto di modifiche allo statuto e al regolamento della Fnsi che mira: a garantire maggiore rappresentatività ai colleghi finora esclusi dal vertice (in particolare i freelance), ad ampliare i casi d'ineleggibilità e incompatibilità già previsti, a riequilibrare i meccanismi di rappresentanza nel congresso, a dare maggior peso alla Conferenza nazionale dei Cdr, a introdurre sistemi più semplici e moderni per la presentazione delle candidature, a garantire maggiore serietà nelle operazioni di voto, a colmare quei vuoti che hanno causato incidenti diplomatici e ricorsi nelle ultime elezioni precongressuali.

In due parole, è un pacchetto di riforme che vorrebbe rendere la Fnsi più trasparente e democratica di quanto non sia ora e che mira ad avvicinare alla vita sindacale molti colleghi ora neppure iscritti, favorendo anche un ricambio generazionale attualmente piuttosto inconsistente.

In questo scenario di reimpostazione delle regole, c'è anche il referendum di cui si parlerà nel congresso straordinario del 27 ottobre. Si tratta di un meccanismo che, se introdotto, centrerà immediatamente l'obiettivo dell'agganciamento di centinaia di colleghi alla Fnsi. Primo, perché chiediamo che il referendum sia riservato agli iscritti al sindacato; secondo, perché il rinnovo del contratto nazionale di lavoro (soldi, diritti, doveri e garanzie) rappresenta il momento più alto e delicato dell'attività sindacale.

E' su questo allora, che un sindacato davvero aperto e davvero democratico deve avere il coraggio di mettersi in gioco con un'operazione che non può essere solo di facciata; è sul contratto che il sindacato deve potersi muovere avendo alle spalle una platea attenta e solidale: migliaia di colleghi non si disinteressaranno neppure un istante al rinnovo del contratto se sapranno di essere chiamati, prima della sua firma, a dire sì o no all'ipotesi di bozza d'accordo presentata dalla Fnsi. Non si distrarranno e saranno sempre pronti a intervenire nel dibattito, a indirizzare i loro rappresentanti, a consigliarli, anche criticandoli.

Dall'altra parte, i rappresentanti degli editori sapranno che c'è una categoria unita e molto attenta a seguire le trattative, sapranno che il sindacato non avrà un mandato a scatola chiusa e, dunque, non potranno neppure permettersi di avanzare proposte demolitorie come quelle oggetto degli scioperi in corso.

E' dunque ad un rafforzamento complessivo della Fnsi che puntiamo, non ad un suo indebolimento, certi che solo un sindacato in grado di far crescere le coscienze dei colleghi con la propria azione democratica e trasparente possa opporsi con successo all'assalto all'informazione portato da palazzinari, banchieri improvvisati, politici di corto e lungo corso che vogliono imbavagliarci per sempre.

Giorgia Cardini

 

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