La Conferenza dei CDR minuto per minuto

Giovedì 11 dicembre 2008 c’è stata la Conferenza dei CDR

Qui di seguito un resoconto, sicuramente non dettagliato, tratto dagli
appunti di chi ha partecipato.

Ore 10,18 comincia
Apre Roberto Natale e da la parola a Franco Siddi:

Franco Siddi- Segretario Generale FNSI
Il contratto è il cuore dell’attività sindacale. Ci siamo messi a lavorare
con la fiducia che il contratto si poteva realizzare. Le situazioni di
partenza sono cambiate molto. Si è diffusa una concezione un po’ strana.
Facendo ritenere che il Paese sia immune dalla crisi e che lo stellone lo
salverà.

Il sindacato ha il dovere di osservare i problemi e cercare soluzioni. Deve
avere capacità di elaborare un progetto per governare cambiamento e crisi.

Tre anni, quasi quattro senza contratto rappresentano qualcosa. C’è stato
attacco violentissimo degli editori per sbarazzarsi del contratto. Reagendo
abbiamo dimostrato che il contratto non si sbaracca.

Il sindacato ha cercato di rispondere rilanciando con grande forza
l’esigenza del negoziato.

Rispetto dei lettori nella salvaguardia della completa autonomia dei
giornalisti. Il sindacato si occupa di tutti: da quelli che lavorano in
società opulente ai precari. In luglio cominciata trattativa. 18 giorni di
scioperi, interventi di ministri e sottosegretari non erano riusciti a
sbloccare la situazione. Le nostre risposte non sono state tattiche ma
collocate in un disegno con un minimo di disegno strategico.

Non siamo forti come un tempo. Mi piacerebbe che fosse il contrario. Voi dei
CDR lo sapete quando avete assistito a violazioni palesi del contratto.
Abbiamo adottato tattiche belliche avanzare, indietreggiare per vincere.
L’obbiettivo è tentare di imporre un contratto nelle condizioni migliori
possibile:
a – contratto nuovo che guardi all’occupazione di oggi e di domani. Pari
dignità per tutti i giornalisti. Siamo tutti di serie A. Scommessa
principale, la più difficile.
E’ facile raccogliere firme, magari in un’assemblea prendendo un applauso.
E piazzando i documenti alle agenzie.
Abbiamo fatti 58 assemblee di redazione confrontandoci con la base e con la
realtà:
abbiamo lavorato per cercare di capire. Precarietà contratti a termine,
lavoro autonomo. Capitolo della retribuzione e quello delle norme stanno
nello stesso piano nel contratto. Contratto è policentrico. Ma per mettere
assieme tutto si fa grande fatica. Il capitolo della retribuzione si può
aprire solo se si raggiunge accordo sul capitolo normativo.

Affrontato il capitolo sulla multimedialità. Una pagina nuova in cui si
disegni un quadro fatto di norme e regole, binari in cui nessun giornalista
deve restare escluso dall’innovazione. Pari dignità per tutti.

Nessuno deve restare chiuso in un fortino destinato all’espulsione.

Il giornalista deve restare al centro. Occorre smontare la catena di
montaggio che vorrebbero usare gli editori:

Dobbiamo tener conto che la multimedialità non sarà uguale nelle diverse
testate. Programmi editoriali discussi e vagliati e oggetto di convergenze
in gestione dinamica del contratto che tenga conto dell'organizzazione del
lavoro. Armonizzazione delle testate con garanzia autonomia professionale.
Non possono essere richieste prestazioni che riguardino pubblicità.
Significa che non può essere chiesto di fare cose tecniche, colonnine delle
farmacie e tamburini del cinema.

La multimedialità si deve attuare attraverso un programma che deve prevedere
formazione, addestramento, aggiornamento. Multimedialità non è volontaria ma
ce la immaginiamo uguale per tutti e alla quale tutti devono partecipare..
Il programma deve concludersi entro 45 giorni con procedure previste dal
contratto.

Gli editori volevano cancellare articolo 34 oggi non lo mettono più in
discussione. Lavorato per far crescere i giornalisti. Accanto a carriere di
desk ci vogliono carriere di scrittura.
Tre livelli redattore esperto, senior e speciale. Loro hanno risposto
proponendocene due.

Il contratto si è incagliato su altre due materie. Gli editori ci sfidano
sull’articolo 4. Multitestata, distacco e cessione di contratto. Per editori
è condizione sine qua non. O si aggira o si deve perforarlo. Se non si fa il
contratto, cosa significa?

La cessione di contratto la prevede la legge, il distacco deve avere
carattere temporale. Abbiamo eretto un muro. Vogliamo capire e ci hanno dato
un testo (il testo non viene letto, ndr) Se si ritiene si può andare a
vedere oltre. Altrimenti dobbiamo capire cose fare. Guerriglia e/o
conflitto.

Esiste proposta loro e proposta nostra. Le loro finalizzate a organizzazione
tecnicistica del lavoro dei giornalisti.
Occorre che rispettino i patti aziendali sottoscritti.
Hanno chiesto di cancellare gli integrativi esistenti, soprattutto le parti
economiche.
Direttore, condirettore, vicedirettori, vanno difesi perché sono giornalisti
con obblighi connessi all’ordinamento professionale. Siamo disponibili alla
licenziabilità anticipata dei vertici. Chiesto indennizzo di 43 mesi invece
di 13 mesi.

Ora il contratto a termine è diventata una pratica selvaggia, specie dopo la
legge Sacconi. Abbiamo previsto norme per bloccare i contratti a termine
continui; gli editori si sono detti disponibili a parlare e hanno accettato
il principio. C’è quindi materia da trattare.

Sgravi contributivi per queste assunzioni.

Sul lavoro autonomo siamo più deboli, angosciati e deboli perché il lavoro
autonomo è grande e diffuso. Abbiamo una legge sui 30 giorni di pagamento e
l’INPGI 2 deve applicare l’obbligo di trattenuta diretta sulle aziende. Vale
per i co.co.co ma dobbiamo ottenerla per tutti i freelance. Dobbiamo
mobilitare i cdr. Ordine Sardegna ha fatto un codice deontologico per i capi
su come trattare i colleghi freelance sfruttati.

La controparte è brutale. Loro hanno bisogno molto meno di noi del contratto
anche se ne hanno bisogno anche loro.

Retribuzione dobbiamo realizzare il patto generazionale. Non si apre se non
aggiriamo il macigno (cioè la richiesta di contratto multiazienda, ndr). Nel
1993 patto sul costo del lavoro. Il sindacato Fnsi ha recepito quel patto
dopo tre anni. Gli integrativi fatti sulla base dei premi sul risultato. Ha
svuotato la busta paga i cui aumenti legati solo ai minimi e agli scatti.
Per un quarto della categoria le retribuzioni sono di indigenza. Oltre la
metà dei contrattualizzati (15.500 circa totali) sta al di sotto dei 50 mila
euro lordi.

Patto generazionale. Scatti d’anzianità. Non va affrontato come un totem. Un
sindacato intelligente e solidale e attento ai cambiamento deve guardare a
prospettive di oggi e di domani senza negare i diritti.

Gli editori propongono 7 scatti in cifra fissa, Noi abbiamo risposto 15
scatti al 6% come ora. Ma siamo disposti a trattare con intelligenza.
Ci sono varie strade su cui costruire le retribuzioni. Non ci sono dettagli.
Ma questo non è un punto derimente del contratto. Bancari modificati gli
scatti. Nessuno ha più gli scatti. Nessuno svende niente. Discutiamo di
garanzie retributive economiche.

Abbiamo bisogno più degli editori del contratto. Gli Istituti senza il
contratto non possono reggere. Propensione all’esodo. Livello di assistenza
Casagit.

Contratto ci permette di avere nuove risorse per l’INPGI. Se contratto non
c’è possiamo solo aumentare le aliquote previdenziali.
Arrivano i prepensionamenti e l’INPGI deve pagare e non è un pozzo senza
fondo.

Il negoziato va portato fino alle estreme conseguenza.
- Orientamento è tenere aperto il tavolo alla luce del presente
- Aprire un conflitto, classico di sciopero, 8 giorni a partire da domani.
Stare in una posizione di conflittualità aziendale permanente aprendo
conflittualità diffusa.

Occorre far capire che il contratto è di crescita per noi e per loro. Gli
editori hanno messo a bilancio il costo degli scioperi.

Occorre fare chiarezza su alcune cose. Molte fuorvianti. Abbiamo letto che
avremmo deciso di rottamare i colleghi, non è vero. Si va in pensione di
anzianità a 65 anni. La rottamazione è un’altra cosa. Non siamo noi la
controparte.

I prepensionamenti sono il risultato della crisi. Molti sono i giornali in
crisi, gruppo Riffeser, Gazzetta del Mezzogiorno. Giornali sono in crisi
anche in gruppo RCS. Molti giornali vogliono riposizionarsi nel web ma le
risorse sono diverse.

E’ legittimo che il sindacato chieda allo Stato di occuparsi del settore.

Giancarlo Tartaglia - Direttore FNSI
Siddi si è soffermato su un punto che il capo della delegazione degli
editori (Donati?ndr) ha definito uno scoglio che deve essere rimosso.
Articolo 4 del contratto prevede la possibilità del giornalista di essere
spostato ad altre testate di altre aziende editoriali.
Editori chiesto distacco e cessione di contratto. Legge prevede di
distaccare un proprio dipendente ad un altro soggetto giurico. Però per
legge deve essere temporaneo. Comunque il lavoratore distaccato continua a
rimanere dipendente della società di origine. Poi la legge aggiunge che
qualora la sede sia superiore a 50 chilometri il distacco deve avvenire per
ragioni comprovate.
Se il distacco comporta il mutamento di mansione occorre consenso del
lavoratore. Non occorre consenso per il distacco senza cambio mansioni

Altro strumento è cessione contratto, passaggi di lavoratore da azienda a
un’altra. E’ previsto dal codice civile ma è necessario che occorra il
consenso del lavoratore.

Le garanzie chieste dagli editori: comunque il distacco può avvenire se c'è
un direttore che chiede un giornalista oppure per comprovate ragioni
tecniche produttive o organizzative. Non può essere fatto per motivi
sostitutivi. Norma respinta perché insufficiente. Ma questo è quadro
giuridico dove siamo chiamati a operare.

Giorgia Cardini – L’Adige
Multimedialità – aspetto qualificante del nuovo contratto. Noi all'Adige
abbiamo un nuovo sito. Il direttore ha chiesto di lavorare volontariamente.
Fermato tutto. Ma ci siamo domandati che tipo di qualità si richiede a un
giornalista che lavora su tutte le piattaforme. La vera sfida del futuro è
dare qualità per essere concorrenziali a internet.
Nell’articolo 4 attuale c’è già scritto tutto. Cosa vogliono di più gli
editori? Cosa si nasconde dietro questa richiesta?
L’articolo 22 parla dei trasferimenti già previsti. Perché gli editori
insistono?
Dobbiamo ancora stare al tavolo di questa gente? Con questo quadro forse è
il momento di fare: fila di scioperi sotto Natale.

Alessandro Conti – City
Diseguaglianze nella categoria interne. Virus degli editori. Laboratori in
cui gli editori sperimentano. Disuguaglianze sono virus.

Pietro Lanzara – Corriere della Sera
CDR e redazione stanno vivendo la vicenda contrattuale con sempre crescente
apprensione . Stiamo discutendo di un accordo che non c’era nella
piattaforma. I temi che abbiamo discusso sono quelli che interessavano gli
editori. Non ci hanno sorpreso gli esiti che stanno emergendo dalla
trattativa contrattuale. Siddi ha usato acrobazie lessicali per definire un
contratto che assomiglia più a un non contratto. Nei contratti c’è uno
scambio.
Il sito della FNSI non è all'altezza della grave situazione. Ignora le
minoranze. Forse è deciso di non dare spazio alla piazza, come ci avete
definito. Difficile capire cos’è la piazza.
Oggi il segretario ci ha portato il macigno, ma non ci ha portato nulla di
concreto e definito. Non ci ha detto di come stanno le cose. Il 5 per cento
c’è macigno. Il 95 cento d’accordo.
La riunione di oggi serve solo per farsi dare un mandato per andare dagli
editori e dire o ci danno o si sciopera.
Il Corriere ha fatto con il mal di pancia 18 giorni di sciopero. Ma non si
può chiedere e mobilitazione per eliminare il macigno e poi chiudere un
contratto pessimo.
Quando è partita la richiesta di 25 licenziamenti a La7 i colleghi
dell'emittente si sono sentiti abbandonati a se stessi, abbandonati dalla
FNSI. Noi del Corriere siamo pronti a fare tre giorni di sciopero. Questa sì
che è una battaglia di tutti, non quella sul patto generazionale. E’ giusto
che FNSI dica non mobilitiamo la categoria non si segue.
Qualcuno vuol fare passare l'idea che la nostra opposizione a questo
contratto pessimo è una congiura dei grandi giornali che mantengono i loro
privilegi. Falso e fate attenzione a non fare passare l’idea che i piccoli
avranno tutele.
Il senso di questo contratto è di rendere legali i soprusi che oggi sono
illegali
Sfato anche un’altra considerazione: è stata costruita una strana
fantasmagoria per cui non si può tenere il contratto attuale perché si
tornerebbe al contratto del ’59. Non è vero come sanno i magistrati che
abbiamo interpellato. Come i medici che da 8 anni non hanno contratto perché
non hanno accettato un contratto peggiorativo.

Mi auguro che questa conferenza tenga ferma la bussola con sforzo si
pronunciasse su questa ipotesi per dire cosa vogliamo e cosa non vogliamo e
quali garanzie contrattuali chiediamo alla federazioni

Daniela Scanu – Nuova Sardegna
Perché non devolvete una giornata di lavoro alla 7 voi del Corriere della
Sera? La Federazione ha difeso benissimo i colleghi della 7. Il sindacato ha
messo in campo tutto ciò che è possibile fare. Siamo stati disponibili
collaborativi. Noi dobbiamo voler fare il contratto perché ci sono
sperequazioni odiose e inique.
Scatti di anzianità non sono un tabù. Di tutto si può discutere. Ci sono
colleghi che sono maltrattati per loro voglio un contratto.

Vincenzo Sannino – cdr Apcom
Finché c’è un tavolo occorre andare a trattare. C’è tanta confusione.
Avremmo voluto un documento su cui riflettere per poi andare a trattare con
gli editori. Un documento in cui vengano spiegate le linee guida su cui si
sta discutendo perché senza è un po’ complicato.

Marco Gardenghi - Il Resto del Carlino - Giunta FNSI
La situazione sul contratto è su uno snodo fondamentale: la mobilità
selvaggia che gli editori vogliono applicare e gli scatti. Con la mobilità
si ricattano e intimidiscono la parte più debole della redazione, ossia i
giovani. Ci battiamo per un contratto di lavoro ma la sua applicazione è
sempre virtuale. Come per esempio fa Donati che non lo applica nelle sue
aziende. Non lo possiamo concedere. Scatti: meccanismi che si possono
discutere ma con elemento di fondo, ossia garanzia dei più deboli. Io sono
un privilegiato dal punto di vista retributivo. Tenere conto dei più
giovani. Rendere uno scatto più povero a capi redattore che prendono 150.000
euro non mi sembra grave. Non mi sembra necessario difendere i direttori. A
Qn ci sono 15 direttori e quando la redazione sciopera loro il giornale lo
fanno lo stesso. Non mi risulta che il sindacato abbia abbandonato i
colleghi de La7. Piuttosto il cdr del Corsera dovrebbe guardare in casa
propria dato che sono stati abbandonati 130 colleghi dei dorsi mobbizzati
dall’azienda con l’aiuto dei colleghi del Corsera.

Luciano Borghesan - La Stampa
Non va bene un contratto dove diamo soldi e posti di lavoro noi. Sugli
scatti non c’è il favore de La Stampa. Questo contratto lo dobbiamo
sostenere noi se lo vogliamo firmare, non gli editori. Dobbiamo andare dal
governo con al Fnsi a chiedere gli ammortizzatori sociali ma anche le
risorse per investire. Ci rimettiamo i soldi da soli e poi collettivamente
da anni. Un danno per pluralismo e libertà dell’informazione. Le risorse
vanno recuperate dove ce le siamo fatte sfuggire. Dobbiamo essere solidali.
Se l’articolo 4 è un ostacolo che lo discuta chi lo conosce e sa le ricadute
che poi ci sono sul lavoro. Anche dieci giorni di sciopero ma i grandi
soggetti, rai e Mediaset. Da soli possono sostenere la battaglia anche da
soli per tutta la categoria.

Stefano Ferrante - La 7
5 giorni di sciopero fatte e ha fatto fare le telecronache ai collaboratori.
Un editore che si è comportato in maniera antisindacale. E questi sono quasi
sempre i grandi editori. E comunque sia piccoli e grandi hanno disegno
comune. Cancellare la nostra professione con limiti ma spazio di libertà che
permette ancora di tenere la schiena dritta. Vertenza contrattuale anomala.
Dovuta a situazione generale come editori aggressivi e mercato difficile.
Non c’è un piattaforma dopo tanti giorni di sciopero che andavano gestiti
meglio. Gli editori vogliono tempo per arrivare a gennaio quando la valanga
delle ristrutturazioni arriverà. Difendere i più deboli tutelando gli
scatti. Una tutela per chi non ha un integrativo. Gli scatti restare in
misura percentuale e stessa cadenza e automatismi. Sentimento comune è o
fanno il contratto nuovo o ci teniamo questo con gli scatti. Vicenda 7
rivela vere intenzioni editori. Ci è stato detto che la 7 non fa parte della
fieg ma l’editore in realtà siede al tavolo perché editore apcom. La 7 non è
banale ristrutturazione aziendale ma sua volontà editore di licenziare la
gente con una semplice letterina in cui si dice vogliamo ridurre i costi e
quindi andate a casa. Ristrutturazioni solo quando possono farle e
rispettando le regole. La Fnsi non ci ha abbandonati. Ma il Corsera ha
ragione a chiedere sciopero per impedire precedente gravissimo. Forse una
soluzione ma pronti a mobilitazione. Dare forza vera ai cdr non togliere
forza con questo contratto.

Andrea Camporese – presidente INPGI
276 assunzioni nell’ultimo anno. La cassa integrazione è stabile. Ogni
prepensionamento ci costa 500 mila euro. Mercato lavoro bloccato. Difficiltà
di proiezione. Con nuovo contratto bilancio attuariale di oggi. Nel 2021 il
bilancio sarà squilibrato. Proiezione tiene presnete ogni posizione INPGLI
proiiettana nel futturo. Se nmercato del lavoro si allenta situazione si
aggrava. Situazione non è drammatica ma è preoccupante.
Legge 416 chi è allarmato per rottamazione giornalisti stiamo discutendo
quella legge perché i costi degli ammortizzatori sociali. Non abbiamo
certezze ma possiamo pensare che questi costi siano accollati dallo stato.
La FNSI coraggiosa restare in campo, Positiva la scelta poi giudicherete
cosa firmare o non firmare.
Gli editori si rendono conto di mettere in sicurezza il sistema
previdenziale ma - dice donati – tutto questo non attiene alla trattativa
previdenziale.
Scatti e dinamiche retributive. Per la sostenibilità valgono scatti, aumenti
stipendi, vale l’entrata di giovani nella professioni.
Se questa partita non procede noi abbiano molto da perdere ma anche editori
italiani hanno molto da perdere.

Corrado Giustiniani – Cdr Messaggero
La nostra bandiera.

Prima di entrare nella tematica specifica del rinnovo contrattuale,
permettemi di fare un esempio, per ricordare a tutti noi quanto sia duro,
oggi, fare Comitato di redazione, dal momento che gli attacchi arrivano da
tutte le direzioni, i direttori sono vasi di coccio e la vigilanza nelle
redazioni tende ad affievolirsi, per dirla con un eufemismo. Su alcuni
giornali come il Corriere della Sera, La Stampa, il Sole, la Repubblica e
l'Espresso, se la nostra ricostruzione è corretta e completa, è apparsa in
questi giorni una terribile pubblicità della Telecom. La consueta
separazione tra réclame e informazione non c'è più: l'articolo è infatti
letteralmente circondato e avvolto dall'immagine pubblicitaria, che a dir
poco è la cornice di un quadro, ma a pensarci meglio sembra un vulcano che
dal suo cratere centrale emette l'informazione, che la determina e la
espelle, oppure, a seconda dei punti di vista, il cannocchiale, il binocolo
di marca che la rende visibile. Guardate l'esempio dell'ultimo numero
dellEspresso. Il titolo del pezzo, incastonato nella pubblicità è “Addio
aereo se il treno vola” e quell'uomo in attesa a braccia conserte che
circonda e domina l'informazione, sembra proprio un viaggiatore, di treno o
di aereo oppure, come suggerisce il messaggio, uno che sta per incrociare il
partner ideale della sua vita. E' dunque questo il futuro che attende i
giornalisti, servire “l'opinione privata” anziché l'opinione pubblica? Mi
immagino l'imbarazzo dei Comitati di redazione interessati, chiamati a
presidiare il principio della separazione fra pubblicità e notizia, sancito
dall'articolo 44 del contratto nazionale di lavoro. Un Cdr avrà espresso
parere negativo, un altro non sarà stato neppure interpellato. Ed è comunque
dura dire di no a pagine probabilmente ben pagate in un momento come questo,
in cui la pubblicità scarseggia.

I Cdr debbono essere aiutati a tutelare l'autonomia dell'informazione dalle
loro istituzioni professionali, l'Ordine dei giornalisti innanzitutto, che
dovrebbe approntare un osservatorio preciso, capillare, puntuale
sull'informazione che si fa ogni giorno in questo paese, altrimenti la sua
esistenza e il relativo costo economico per la categoria non hanno alcun
senso: deve giocare d'attacco l'Ordine, non di rimessa e dietro pressione
degli stesso Cdr. E la bandiera dell'autonomia e della qualità
dell'informazione deve essere impugnata dalla Federazione della stampa, per
essere sventolata in ogni nuova norma del contratto di lavoro. Da ogni
richiesta della Fieg, invece, trapela la volontà di destrutturare la
professione e di attingere liberamente all'enorme esercito di riserva dei
precari, che colpevolmente in tutti questi anni le nostre organizzazioni
hanno lasciato crescere (gli iscritti all'Ordine oscillano tra i 100 e i 120
mila, una cifra assurda). La destrutturazione, il decentramento produttivo,
l'outsourcing, intaccano la qualità dell'informazione, ledono i diritti dei
cittadini sanciti dall'articolo 21 della Costituzione e vanno respinti. E'
la qualità dell'informazione che salva il contratto, il quale deve metterci
in grado di svolgere un servizio non meno nobile e non meno utile in una
società democratica di quello compiuto dalla magistratura. Mi chiedo se la
Fnsi abbia sempre avuto piena coscienza di questa necessità impellente.
Lasciate che io abbia i miei dubbi, perché proprio in questo salone,
nell'autunno del 2006, gli Stati generali della Federazione approvarono a
grande maggioranza una mozione per realizzare una grande "convention" sulla
qualità, che poi rimase sulla carta. E non c'è oggi un dipartimento
specifico della Federazione che si occupi di questo tema. Mi sia concesso
allora di rilanciare la proposta: se c'è una pausa di riflessione per
rivisitare la piattaforma contrattuale, organizziamo questo evento,
dotiamoci di quelle munizioni da spendere poi al tavolo delle trattative,
tentiamo anche di portare dalla nostra parte l'opinione pubblica con
ragionamenti convincenti, cosa che non abbiamo saputo fare in questi quasi
quattro anni di carenza contrattuale.

Dotiamoci anche di un po' di sano ottimismo. Sembra che non riusciamo a
tirarci fuori dalla morsa del catastrofismo in cui gli editori ci hanno
costretto. A proposito dell'Apocalisse della pubblicità, per esempio:
vogliamo dirlo che i cosiddetti “annunci legali”, e cioé quelli di appalti,
sentenze di tribunali e quant'altro, che il ministro Brunetta aveva
sottratto alla carta stampata, per trasferirli tutti su Internet, sono
invece appena rientrati dalla finestra? Vogliamo dirlo che fino a tutto il
2011, e cioè ancora per tre anni pieni, un'eternità di questi tempi, ci sarà
un affiancamento della pubblicità legale su carta stampata e web? Non è una
cosa di poco conto: il Messaggero temeva nel 2009 un mancato introito di
oltre 10 milioni di euro, solo per la sparizione di questa posta. E
Repubblica, a quanto mi è stato detto, di 20 milioni. Sull'altro versante
degli incassi, quello delle vendite in edicola, sappiamo certo che queste
purtroppo sono in calo un po' per tutti: ma peggiorando la fattura dei
giornali, anziché migliorarla, pensiamo forse di mettere un freno
all'erosione? Non dobbiamo temere, infine, che gli editori usino le prossime
settimane e i prossimi mesi, per attuare la deregulation che hanno in mente,
ma piuttosto dobbiamo contrattaccare: che aspettiamo, ad esempio, ad
assumere con tutte le nostre forze la vertenza dei colleghi di La7 contro i
25 licenziamenti, come vertenza nazionale, come estremo bastione di difesa.
Dobbiamo assolutamente organizzare la resistenza: se lo abbattono, rischiano
poi di passare dappertutto.

Noi del Cdr del Messaggero abbiamo appena ricevuto un importate mandato in
tre punti, suggellato da 182 firme, quasi il 90 per cento della redazione,
per rappresentare in questa Consulta la difesa degli scatti di anzianità e
della qualità dell'informazione, ma per sollecitare anche una chiara presa
di distanze e un'aperta denuncia da parte della Fnsi, della proposta che gli
editori stanno preparando perché il governo la traduca in legge, che prevede
il prepensionamento di tutti i colleghi di 58 anni d'età senza bisogno che
alla singola azienda venga riconosciuto lo stato di crisi ai sensi della
legge 416. Anche i colleghi del Corriere della Sera e quelli di Repubblica
hanno detto no a piani di rottamazione coatta e selvaggia, senza rispettare
il criterio della volontarietà, danneggiando il nostro istituto di
previdenza e senza garantire affatto un corrispondente ricambio d'organico.
Il sindacato deve sapere che non si determinerebbe in questo modo soltanto
un forte danno economico e morale per 800-1000 colleghi interessati:
verrebbero sradicati dalle redazioni tantissimi giornalisti che vengono
considerati delle teste calde, che si battono come possono per tenere la
schiena dritta, e che costituiscono un prezioso punto di riferimento per il
sindacato.

Pensiamo anche noi che si debba riprendere il lavoro sul contratto secondo
lo schema in 12 punti indicato dal Direttivo dell'Associazione stampa
romana. Con due raccomandazioni. La prima, deve essere prioritaria la
ricostruzione di una carriera di scrittura, funzione che sempre più,
soprattutto nei giornali medi e medio-piccoli, tende ad essere espulsa dalle
redazioni, trasformate in semplici stazioni di titolazione del prodotto. Un
giornale che voglia essere credibile, deve mantenere una redazione forte,
che sia in grado di produrre e certificare la notizia in ossequio ai suoi
lettori. Ma gli editori non hanno nessun interesse a nominare redattori
esperti o speciali o senior: l'unico modo per rendere seria la richiesta è
obbligarli a un numero minimo di nomine, costringendoli ad effettuarle
nell'arco di vigenza del contratto. Altrimenti andremo avanti solo a
copia-e-incolla e a collaboratori esterni, più deboli e dunque più
facilmente condizionabili, e a uffici stampa fortissimi, che fanno uscire
sui media quello che vogliono. Tante volte abbiamo avanzato questa richiesta
di una quota minima, altrettante ci è stato opposto un inquietante silenzio.
Altra rivendicazione è quella di replicare il comma 3 dell'articolo sei, in
base al quale il direttore al momento dell'insediamento parla all'assemblea,
quando siano trascorsi due anni dalla sua nomina. Se accettiamo la
licenziabilità dei capiredattori e vicedirettori, favoriremo in tutte le
redazioni conformismo, condizionamenti della proprietà e il dilagare
dell'”opinione privata”, anziché la difesa dell'opinione pubblica. Il lavoro
multitestata deve avere delle regole precise e va rispettata la prevalenza
della testata d'assunzione. I giornalisti non possono essere mossi come
pacchi postali, né licenziati se rifiutano uno spostamento.

Abbiamo deciso infine di lanciare un blog, comitatidiredazione.blogspot.com,
per favorire il dialogo, la circolazione delle idee e delle informazioni fra
tutti noi. E' un blog protetto, chi vuole aderire ce lo dica e riceverà
l'invito, che estendiamo, naturalmente, anche alla segreteria della Fnsi.
Una sorta di Consulta nazionale permanente, che vuol dare più forza e
consapevolezza al sindacato.

Anna Del Freo – CDR Sole 24 ore

Trattare è giusto per affrontare i problemi uno a uno. Non vorrei fra un
paio d’anni trovarci qui per discutere di difesa strenua dei posti di lavoro
anziché di multimedialità. non mi convince chi spara a zero sulla trattativa
e poi dice teniamoci quello vecchio. La maggioranza dei colleghi non può
stare senza contratto. Per esempio per il vuoto normativo dato che il
contratto è stato scritto nel 2001 di fronte a realtà ch è andata più
veloce. Ci vogliono aumenti in busta paga per chi non ha integrativo. Poi
dobbiamo spingere economicamente la base una parametrazione che spinga i
redattori ordinari e la base ossia aumenti per chi guadagna meno, poi la
base per l’inpgi. Negli ultimi tempi trattativa sembrava un tira e molla
editori. Cosa manca adesso. Prospettiva su completezza del contratto,
l’interezza. Due pezzi contratto: normativo e contributivo. Editori
rifiutano aprire capitolo contribuzione. Arrivato momento di fare pressing
su editori perché si metta su tavolo trattativa interezza del contratto per
avere visione più globale del negoziato. Noi cdr possiamo fare qualcosa di
impatto mediatico. Per esempio guerriglia in redazione. Occupare le
redazioni.

Stefano Boccardi CDR Gazzetta del Mezzogioirno

Querelle con cdr Corriere. Filippica contro Berlusconi. 416 Noi non crediamo
nella trattativa con il Governo.

Stefano Sieni (saluto da Ordine)

Doveroso Mai così in gioco le regole della professione. Con chiarezza
Ordine è allarmato per quello che sta avvenendo e offre collaborazione agli
altri organismi di categoria. Spesso tema agitato nelle assemblee di
redazione: qualità dell’informazione. Ne parliamo ma rimane come la
cenerentola all’interno del dibattito. Argomenti che riguardano alcune
realtà.

Mestiere con la schiena dritta se non ricattati. Vedi multi testata,
proposte che tendono ad impedire la schiena diritta. Giornalista pronto ad
essere usato da vari direttori. Multitestata affrontato con fermezza.
Bisogna guardare anche alle garanzie economiche, fondamentali per autonomia
della professione. Se gli organismi stanno tutti insieme e fanno tesoro dei
dibattiti, ma editori non sono così geniali, hanno fatto disastri
spaventosi. Dobbiamo avere scatto di orgoglio anche se diverse possibilità.
Di fronte ad arroganza ci vuole qualche segnale nelle forme dovute.

Claudio Valente - Tg2
E’ un problema non di schiena diritta ma di cervello e di autonomia. Sono
stato impressionato dal dibattito. Corriere, Sardegna, Borghesan ecc. mi
sono reso conto delle grandi differenze tra di noi e delle difficoltà di
riuscire a mettere tutto assieme.

Bisognerebbe coniugare le nostre realtà. Situazione difficile, cambiata
rispetto al passato. Questa volta non è servito nemmeno l’intervento del
Presidente della Repubblica.
C’è qualcosa di più nella nostra professione, io penso che l?ospite inatteso
dovrebbe essere solidarietà umana e sociale.
Rai si dice tutto il male possibile, pero io credo che rinunciando a qualche
cosa abbiamo dato un contributo non accettando integrativo che ci è stato
offerto. Scelta di solidarietà, continueremo. Avremo problemi di carattere
aziendale.
I valori profondi della professione li abbiamo dentro tutti, anche nella
differenza. Diamo credito alla possibilità della trattativa.

Alfredo Maria Rossi - Guerin Sportivo
Retribuzione collegata alla redditività: si chiama cottimo. Padroni. Non si
deve firmare un contratto pur che sia. Si è visto dove siamo arrivati per
avere firmato qualsiasi cosa.
Anche tra i giornalisti c’è chi crede il contratto sia un nocciulo e se non
ci fosse più sarebbero come quelli degli striscioni.
L’unica strada è un mese di sciopero! Ce lo possiamo permettere. Non farò
sciopero di un giorno o di due finchè non ci sarà scritto riduzione
fogliazione corrispondente a quelli dello sciopero. Calendario riguarda solo
i quotidiani e io lavoro il 24 e il 31 dicembre.
Non siamo più capaci di fare i pichetti.

Andrea Montanari - La Repubblica
Ho ascoltato con attenzione e preoccupazione la relazione onesta del
Segretario.
A Repubblica non è che si guadagna così tanto. Non mi sembra che tra i
colleghi ci sia chi non vuole il contratto. Non dico che il lavoro fatto non
sia stato fatto bene. Appoggio netto rifiuto pacco postale. Non bisogna
abbassare la guardia.
Mi sembra incredibile che non si sia mai parlato di parte economica. Questo
crea inquietudine. Senza proposta economica non si ha modo di ragionare.
Scatti: mi interessano molto. Basta vedere le buste paga, in totale mancanza
di scatti chi non ha carriera non avrebbe avuto aumenti. E i giovani? Anche
dal punto di vista deontologico l’autonomia della professione avviene anche
con gli scatti.

Proposte: personalmente mi sarei aspettato di più sulla multimedialità. Noi
abbiamo fatto un accordo insieme al sindacato sulla multimedialità. Mi
aspetto che su questo che è il futuro deve divantare quello su cui investono
gli editori e hanno un ritorno, non sugli scatti. Rimodulazione? Discorso
diverso ma si legano gli aumenti salariali alla produttività.
Rimodulazione non porterebbe a niente ma il risultato solo vantaggio per
editori.
Non è demagogico dire che c’è chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese.

Daniela Stigliano - RCS Periodici - Vicesegretario FNSI
Parlo qui come vicesegretario e non come cdr.
Io ho criticato la precedente gestione ma in febbraio sono entrata in
maggioranza anziché stare seduta in riva al fiume perché giunto momento di
assunzione responsabilità forte. Nostro lavoro incentrato su questo
contratto. Innovativo per qualità, carriere, pari dignità a tutti i
giornalisti.
Trattativa avviata è anomala perché non affrontata subendo
iniziativa editori accettando solo di discutere di ciò che volevano loro. Ma
fatta all’attacco senza timore di ritorno al contratto del ’59 che per
qualcuno è una panacea. se tornassimo a quel contratto avremmo la gabbie
salariali su base provinciale con differenze anche del 20%. I periodici di
base hanno il 7% in meno dei quotidiani. Molte meno tutele e cdr limitati.
Gli scati sarebbero 12, meno degli attuali. Sula multimedialità abbiamo
scommesso molto e abbiamo cercato di tracciarla noi di fronte a editori che
volevano mano libera senza neppure sapere cosa fare.
La paginetta come dice Montanari in realtà mette paletti a multimedialità
facendo rientrare tutti i colleghi, dando ai cdr un ruolo importante, parla
di integrazione dei media e formazione per tutti. Un contratto per governare
ciò che avviene oggi e che qualcuno fa finta di non vedere ma guardando al
futuro per cercare di riprenderci questa professione senza farci scavalcare
dall’innovazione che vogliamo cavalcarla per renderla nostra sviluppando
l’occupazione. Dovere di rinnovare il contratto soprattutto per coloro che
sono più deboli. Se poi non va bene la categoria può anche dire no e non
si firma quel contratto.
La multi testata si può accettare. Si può accettare secondo me perché è un’arma
che abbiamo usato a piene mani per evitare che i colleghi perdessero i
posti. Per gestire le crisi. L’integrativo migliore si porta con sé e se si
trova un integrativo migliore si prende quello. Su tutto si può trattere per
trovare compromesso ma non sugli spostamenti territoriali perché senza
paletti sarebbe libertà di licenziamento in mano agli editori.

Stefano Trincia - Il Messaggero
Non sono d’accordo con spostamento da testata ad un’altra. Vengo dal gruppo
Caltagirone che in passato trattava peggio i giornalisti. Accettare iun
principio del genere vuol dire esporre colleghi a ricattabilità e
indebolimento professionale. Enorme difficoltà in trattative legata a
categoria indebolita con sempre minore potere contrattuale con controparte
sempre più forte appoggiata da potere politico. Quindi è una battaglia che
siamo destinati a perdere. Dobbiamo recuperare strumenti di lotta
sottolineando l’importanza di ciò che rappresentiamo o siamo destinati a
perdere. Il progetto degli editori vuol dire infliggere il colpo finale alla
categoria. Fare fuori la fascia di giornalisti più anziani, più pagati, più
colti e più impegnati e meno sindacalizzati meno in grado di difendere il
bene supremo che ci distingue da altre categorie perché non siamo
metalmeccanici, edili o altri ma abbiamo un ruolo di difesa della
democrazia. O recuperiamo la nostra unica moneta della dignità identità e
capacità professionale a servizio del lettore consumatore ed elettorale o
subiremo botta finale. Ci sono strumenti: conflittualità su questo tema con
direttore, azienda e colleghi perché stato di torpore e demotivazione è
allarmante. Questo problema va posto all’attenzione dell’opinione pubblica.
Ma non il contratto che alla gente non importa. Noi dobbiamo porre
l’emergenza dell’informazione perché è un problema vero. Per esempio le
intercettazioni. Davanti a Montecitorio erevamo in quattro. Se su questo non
ci muoviamo siamo una categoria destinata a perdere. Poi c’è il tema delle
contaminazione tra interessi economici e politici sulla nostra informazione.
Combattere per nostra dignità e democrazia del paese.

Paolo Francesconi - Il Gazzettino - Consigliere Nazionale FNSI
Il mio giudizio su quello che ci è stato presentato oggi è positivo. Più che
positivo su quanto è stato fatto. Di più era impossibile fare. Da questo
lavoro mi sento tutelato. Dal macigno vedo via d'uscita molto difficile. E
sono preoccupato perché senza garanzie e tutele editori come Caltagirone può
usarlo per fare fuori molti di noi. Ma se noi lo inseriamo in un quadro
normativo possiamo lavorare bene. Sono CdR da dieci anni e noi non abbiamo
stagisti. Sono contrario a fare scioperi in questa fase. Anche se sono stati
utili quelli fatti finora perché ci hanno permesso di essere qui oggi.
Ma non lo sono ora. Credo che mai come in questa fase ci sia stato un
coinvolgimento della categoria.

Claudio Gerino - La Repubblica
C’è bisogno che giunta sappia qual è il pensiero dei cdr. Quello
dell’espresso dice che si debba trattare ma con due condizioni: sul tavolo
intero pacchetto sia parte normativa che economica. Editori dicano le loro
disponibilità e che ci sia una trattativa non più rinviabile, senza rilanci,
vera, in tempi brevissimi. Vogliamo capire cosa vogliono fare gli editori.
Cosa fare se editori dicono no. Intanto proclamiamo lo stato di agitazione
della categoria. Perché editori continuano a rilanciare e a colpire sempre
più duro. La parte della multi testata sembra scritta proprio per il nostro
gruppo ma è cuneo che si infila per trasformare situazione occupazionale.
Convocare consulta cdr quando ci sarà il quadro generale chiaro. Il nostro
gruppo è in stato di agitazione. Da oggi in poi tutte le iniziative che
l’editore vuol fare non si fanno: nuovi progetti editoriali, corsi e altro.
Forme di lotta per la 7 perché anche su quella vicenda si gioca il modo di
gestire il rapporto sindacale con i giornalisti.

Paolo Pozzi - Commissione contratto Milano
Ho sempre pensato che bisogna portare a casa contratti per la parte più
debole della categoria. I colleghi dei giornali più grandi dicono che non
bisogna cedere sugli scatti. Ma non tutti hanno gli scatti e quindi non è
giusto darli agli altri. In questa fase bisogna trattare. Trattare sulla
mobilità perché se gli editori la usano non deve essere una punizione. Io
voglio trattare su questi punti. Gli editori propongono sette scatti? Va
bene ma almeno trattiamo. Perché se non trattiamo ci troviamo in difficoltà.
Nel 2010 ci saranno già le sperequazioni sui salari.

Paolo Butturini - Gazzetta dello Sport - Segretario Romana
Contratto né per poveri né per ricchi ma per tutti. Vedo difficoltà ma non
credo cisia la morte. Per questo dobbiamo ragionare insieme sul da farsi.
Fare il contratto per avere delle norme. I cdr devono essere la spina
dorsale di questa federazione. Se chiudiamo contratto con accordo gestibile
diventa dieci volte più garantista rispetto alle leggi che si stanno
approvando. Dobbiamo essere pronti a batterci per questo contratto. Imporci
su tutto.

Daniele Carlon – Mattino di Padova
La relazione di Siddi ha posto il problema sui cdr su cosa fanno e come
devono farla. Cosa fare come sindacato sulla mobilità selvaggia. La
questione dei precari. A suo tempo se non firmavamo quel contratto eravamo
superati dalle leggi che erano anche peggiori. E anche adesso è così.
Dobbiamo chiudere altrimenti verremo sopraffatti da leggi peggiori. Chi dice
teniamoci questo contratto ci prende per il culo. Voglio sapere cosa fanno i
singoli cdr e non cosa fanno gli altri. Non si può dire fanno sciopero rai e
mediaset come ha detto Borghesan.

Daria Gorodisky – Corriere della Sera
Non so qual è la piattaforma. Perché non c’è nessun documento? Votiamo in
bianco? Nin è corretto affermare che la multimedialità è un’occasione per
tutti. Qui viene presentata come una conquista. Per me il regalo più grande
è essere libera di scegliere. E’ necessaria la volontarietà della scelta
per salvaguardare chi non è d’accordo. Per me il regalo più grande è essere
libera di scegliere. Un conto sono gli scioperi di solidarietà, come per La7
ma la mia redazione non farà mai sciopero al buoi per firmare un contatto di
cui non si conoscono i termini. Non so nulla della parte economica e la
parte delle tutele e vi invito a informarvi meglio sul contratto del ’59. La
parte economica non verrebbe toccata.
Oggi continuo a sentire interventi per impallinare il Corriere. Il nemico
non è il Corriere. Noi prendiamo i contratti di sostituzione dall’elenco dei
disoccupati. Gli stagisti al Corriere non entrano per lavorare. Noi
prendiamo i disoccupati. Siamo stati i primi a non farli entrare. Rispondo
alle critiche di chi ci ha attaccato perché non difenderemmo le edizioni
locali del Corriere. Non sono della RCS, la RCS ha solo una quota.
Appartengono ad altre società e noi non siamo il loro Comitato di Redazione.

Filippini - Gazzetta Sport
Cerchiamo di misurare gli effetti delle cose che proponiamo perché scioperi
adesso non farebbero molti danni agli editori perché il mercato della
pubblicità di oggi non è più come in passato. Si a contratto come patto
generazionale. Per questo noi non abbiamo totem . Anche gli scatti non sono
assoluti se vuol dire garantire gli ultimi e i meno garantiti. Se significa
meno precari. Adeguare il contratto al modo di lavorare che è già cambiato.

Carlo Verna - Usigrai
Adesso la giunta è rimasta nell’ambito della valenza positiva dell’impegno e
dell’ostinazione. Non mi lamento perché questo è il metodo possibile.
Vedremo quale sarà il contratto possibile. Valutare il contratto possibile
con il contratto non possibile. Paletti su mobilità per evitare di diventare
tutti precari. Per evitare trasferimenti di tipo punitivo.

Perruchini - Eco di Bergamo
I colleghi vogliono un contratto per costruire il futuro, guidare la
categoria verso il futuro. Consapevolezza di regole e professionalità per
garantire diritto cittadino ad essere informato.
Garanzia lungimiranza problemi reali delle redazioni. Muro contro muro non
ci ha portato da nessuna parte. No fretta di chiudere la partita. Mantenere
la calma. Multimediale meglio esserci, tutti insieme come professione. Non
possiamo non esserci ma regole comuni e condivise. Valorizzare competenza,
non alienante per il ritmo di lavoro.
Gestire il confronto. No pacchi postali, impegno tutela qualità del lavoro.
Senso concreto.
Scatti anzianità: congresso vanno salvaguardati nel miglior modo possibile.
Senza fretta, vogliamo il contratto ma non a tutti i costi.
Scioperi? Ora scelta difficile e di estrema ratio.

Spagnolo

(Il cronista si è assentato)

Maxia Zandonai – Rai
(Idem)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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