CONTRATTO/Il contratto ponte affonda il precariato
(di Zenone Sovilla)
06/04/07
Dopo la conferenza nazionale dei Cdr mi pare si sia materializzata - anche
fra le pieghe del comunicato finale - una tendenza che era nell'aria e che
reputo infausta. Mi è poi capitato di leggere comunicati di vari Cdr che ho
trovato quantomeno curiosi: vi si lanciano ultimatum urbi et orbi mettendo,
fra l'altro, sullo stesso piano formale - come se fossero tutte
controparti - il proprio editore, la Fieg e il sindacato.
Il succo di tutto ciò è riducibile, almeno in parte, a una vecchia manovra
per chiudere la partita economica con il famoso "contratto ponte" (quello
rigettato due anni fa, se non sbaglio), lasciando sostanzialmente alle belle
intenzioni (o poco più) quella normativa, a cominciare da condizioni di
lavoro, qualità, precari e freelance.
Per dare l'idea dei miei dubbi, menziono questo passaggio del comunicato
finale della conferenza romana del 14 marzo: (...) "I Cdr danno mandato alla
Segreteria della Fnsi di verificare le condizioni per un accordo-ponte che -
con il necessario contenuto economico - determini gli elementi per avviare a
soluzione le questioni del Precariato e del lavoro autonomo per un giusto
riequilibrio contrattuale e sia propedeutico all'apertura immediata e
contestuale di un confronto a tutto campo sulla parte normativa".
L'espressione alquanto vaga "avviare a soluzione" in riferimento a precari
(con la P maiuscola) e freelance mi pare sufficientemente inquietante, tanto
più se affiancata alla richiesta, strisciante ma non troppo, di dare di
fatto la priorità ("il necessario contenuto economico") al rigonfiamento
delle tasche dei contrattualizzati (quelli come me).
Mi sembra ne emerga un visibile aggiustamento di rotta; altro che lotta dura
senza paura: qui rischia di passare la linea della monetizzazione, pochi
(?), maledetti e subito.
Per il resto, cioè il nucleo di tutta la vertenza degli ultimi due anni, si
vedrà, una volta "determinati gli elementi per avviare a soluzione...".
E chi fine fanno due anni di mobilitazione, i fantasmi, l'organismo di base
dei freelance, il recupero di senso dopo anni di produttivismo in redazione?
D'altra parte, che nella categoria non pochi remassero in questa direzione
(sia pure stracciandosi in pubblico le vesti accanto a precari e freelance)
era chiaro da tempo. Alla fine, la sensazione è che siamo alle solite: chi
ha la pancia piena ed è già garantito non vede perché spendersi più di tanto
per gli altri. Quegli straccioni dei collaboratori e precari fanno tanto
comodo come schiavetti, ma a un certo punto basta parlare sempre di loro...
Alla fine potrebbe saltare tutto, ripetono parecchi colleghi che offrono una
rappresentazione apocalittica della nostra capacità di lotta, esibendosi in
significative acrobazie lessicali: le redazioni ormai non capiscono tutti
questi scioperi senza ottenere nulla, i colleghi sono preoccupati,
potrebbero non seguirci, questa linea non paga, il sindacato è allo sbando,
ci vuole ben altro...
E allora? Allora facciamo un bel "ponte" all'italiana e chi vivrà vedrà.
D'altra parte, molte testate assai rappresentative potranno sempre contare
sugli accordi di secondo livello, per gestirsi in proprio sia gli
aggiustamenti pecuniari sia le complicazioni normative.
Sullo sfondo, oltre alla sofferenza delle migliaia di "diseredati" della
categoria, gli scontri e i giochetti poltronistici, i riflessi condizionati,
le fronde, gli arrivismi, le idiosincrasie ad personam, le spartizioni già
scritte, il cinismo che rischia di compromettere quel po' di solidarietà e
di compattezza trasversale alle forme contrattuali faticosamente costruita
in questi anni di lotta.
C'è un solo modo di vincere la battaglia per il giornalismo italiano:
l'unità MASSIMA di dipendenti, freelance e atipici.
Oggi, l'errore più grave sarebbe lasciarsi sedurre dalle scorciatoie e non
comprendere appieno la centralità della vicenda dei "non garantiti" nel
futuro di tutti i giornalisti italiani. La lotta è dura e faticosa
soprattutto per questo; ma non c'è alternativa.
Zenone Sovilla
L'Adige
Consigliere Nazionale FNSI
Senza Bavaglio