Unità finalmente ritrovata per costringere gli editori a trattare

 

21/03/06

 

Tutti d'accordo sulla delicatezza del momento. Tutti uniti per vincere il
braccio di ferro con gli editori. I distinguo, semmai, palesatisi venerdì
scorso agli Stati Generali della Fnsi a Roma, riguardavano la
quantificazione e la collocazione dei giorni di sciopero.

Il minimo comune denominatore che già alla vigilia dell'assise aveva trovato
l'intesa dei più scettici era la scelta di ricominciare con un giorno di
sciopero. Altri, come Senza Bavaglio (che lo ha ripetuto chiaramente a
Roma), avrebbero voluto una ripartenza più potente degli scioperi, con
almeno due giornate di seguito, la settimana seguente. Invece si è deciso
per uno sciopero-lampo da attuare per agenzie e quotidiani già il giorno
successivo, sabato 18 marzo. Una modalità che così ha consentito di
aggregare tutti, anche chi in dicembre aveva maldestramente espresso dei mal
di pancia sugli scioperi e che solo pochi giorni fa ha riproposto critiche
senza costrutto riaprendo la sterile polemica sul presunto accordo-ponte
solo economico offerto (poi subito rinnegato) in autunno dalla Fieg, uno
sbocco poco dignitoso che avrebbe di nuovo sepolto, tra l'altro, l'enorme
questione dei freelance, dei precari e dei disoccupati.

Nell'attesa che a scioperare siano radio e televisioni, il 25 marzo, ora si
tratterà di proseguire nella mobilitazione e di insistere sulla visibilità e
comprensione pubblica delle nostre ragioni, che sono quelle della nostra
qualità del lavoro e del nostro salario ma anche quelle della dialettica
democratica in Italia.

A dispetto di chi fra le minoranze del sindacato si sarebbe accontentato di
un accordo-ponte accantonando i nodi cruciali e le emergenze normative che
caratterizzano lo stato di cose nelle redazioni, le testimonianze di
numerosi rappresentanti dei Cdr hanno consolidato e aggravato la
consapevolezza che il processo di imbarbarimento in atto stia rapidamente
allargando e accentuando i suoi effetti sui lavoratori.

Dalla Repubblica alla Gazzetta dello Sport, dal Corriere della Sera a La
Stampa, le testimonianze dei Cdr sono state univoche sia nell'appoggiare la
linea dura della lotta sindacale sia nel denunciare la deriva in atto in
materia di tutela del lavoro giornalistico.

In particolare, il Cdr di Repubblica ha delineato un quadro di relazioni
sindacali e di rispetto dei lavoratori che si va rapidamente degradando.

Dal Gazzettino di Venezia è venuta un'altra conferma di una situazione
pesantemente compromessa, con il Cdr ormai costretto in continuazione a
inviare all'azienda raccomandate di diffida in seguito al verificarsi di
violazioni delle norme contrattuali. Maurizio Paglialunga, membro del Cdr
del quotidiano veneto, è stato esplicito nel descrivere l'arroganza
crescente degli editori a sostenere in pieno l'attuazione del nuovo
pacchetto di scioperi e a chi avesse ancora dubbi ha detto: "Se qualcuno ha
in mente uno strumento alternativo più efficace, me lo dica. Io non ne
vedo".

Senza Bavaglio, al Consiglio Nazionale dello scorso dicembre, aveva comunque
presentato un documento dal titolo "Idee", con una serie di proposte di
lotta da affiancare allo strumento dello sciopero per renderlo ancora più
efficace. Lo trovate su questo sito all'indirizzo:
http://www.senzabavaglio.info//contratto05/sciopero10.htm

Anche negli interventi di numerosi altri sindacalisti di base, dalla
siciliana Telecolor (che intende licenziare "chirurgicamente" gli iscritti
alla Fnsi) al gruppo Riffeser (che riduce i compensi già da fame dei
collaboratori), è emerso un quadro sconfortante e allarmante: il ritratto di
una classe di imprenditori dell'editoria incapace e tracotante che ora
vorrebbe cominciare a smantellare via via le garanzie contrattuali; altro
che estenderle a chi lavora fuori dalle redazioni.

Diversi i richiami anche al ruolo dei direttori responsabili, al loro
allineamento quasi generalizzato sulle posizioni aziendali, al venir meno in
molti casi del vincolo di solidarietà con la redazione. Un problema che il
sindacato prima o poi dovrà affrontare anche in termini di codificazione
normativa.
Il panorama emerso nella sala romana affollata da oltre 400 giornalisti è
stato anche quello di una maggiore attenzione nelle redazioni, di una
vertenza che piano piano scalfisce il velo della distrazione nella categoria
e della censura nei mass media (che regolarmente non parlano della
mobilitazione sindacale, neanche quando assume forme clamorose o quantomeno
inedite). Tuttavia, è parso chiaro anche che è necessario infittire gli
sforzi per risvegliare i colleghi meno attenti così come per arrivare in
modo più immediato all'opinione pubblica.

La riuscita dello sciopero di sabato scorso ora lascia aperta la concreta
possibilità che si possa replicare, prima (possibilmente) o dopo le
elezioni, con ancora maggiore incisività.

Zenone Sovilla
Consigliere Nazionale FNSI
Senza Bavaglio