Chiariamo bene: i freelance non sono i precari

 

10/02/06

 

Il fatto che la maggior parte dei quotidiani italiani abbia relegato la notizia della manifestazione nazionale organizzata dalla FNSI a Torino a poche righe è un sintomo molto preoccupante che porta solo a due possibili conclusioni.

Prima possibilità: i giornalisti in genere non hanno capito quanto sia grave il fatto che gli editori siano disposti a trattare per il contratto nazionale solo a condizioni insostenibili per la categoria e quindi, non ritengono sostanziale approfittare della notizia della manifestazione per denunciare e far finalmente comprendere anche ai lettori quanto sia grave la situazione dei giornalisti in Italia.

Non dimentichiamo che gran merito della chiusura della vertenza contrattuale dei metalmeccanici è andato anche all’enfasi che la stampa ha saputo dare alla contestazione dei lavoratori. Ora invece gran parte della stessa stampa tace sulla più che giusta contestazione dei giornalisti.

La seconda possibilità è ancora più drammatica: la libertà di stampa non esiste più, e il vero giornalismo, quello della notizia, quello delle inchieste, quello della verità, sta morendo.

Per quanto riguarda i giornalisti freelance, i fantasmi dell’informazione, forse è bene chiarire una volta per tutte alla categoria che i freelance non sono i precari, come in vece hanno scritto parecchi organi di stampa e perfino l'ANSA.

In Italia, come in altri Paesi, esiste il lavoro autonomo, sono professionisti dell’informazione, giornalisti che hanno anni di esperienza alle spalle, che non tollerano più di essere sfruttati e costantemente sotto ricatto. Non vogliono più la concorrenza sleale fatta da chi giornalista non è, oppure stipendiati di altre categorie che "si divertono" a improvvisarsi giornalisti.

I lavoratori autonomi vogliono che sia riconosciuta la loro professionalità con un trattamento adeguato e un tariffario degno di essere chiamato tale.

E' inutile che gli editori continuino a ribadire che i freelance "non li riguardano", quando invece producono quasi il 70 per cento dell’informazione dei loro media. I freelance in Italia esistono, sono pronti a lottare insieme ai contrattualizzati, per ottenere i giusti diritti.

Inoltre è bene chiarire che non sono questi freelance a fare i giornali quando i contrattualizzati scioperano. Sono i service e i pseudo giornalisti che spesso non hanno nemmeno il tesserino dell’Ordine e si improvvisano cronisti o persino inviati, esplicitando un chiarissimo “abuso dell’esercizio della professione”, punibile per legge.

I Freelance di Senza Bavaglio

10 febbraio 2006